Metro M5: i consiglieri comunali di Monza rifiutano lo spacchettamento in due fasi

25 febbraio 2025 | 11:09
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Metro M5: i consiglieri comunali di Monza rifiutano lo spacchettamento in due fasi

Il prolungamento della metropolitana M5 fino a Monza continua a essere al centro del dibattito politico e amministrativo

MONZA – Il prolungamento della metropolitana M5 fino a Monza continua a essere al centro del dibattito politico e amministrativo. Nella giornata del 24 febbraio, un gruppo di consiglieri comunali di Monza ha presentato un Ordine del Giorno al Bilancio previsionale 2025-2027, sollevando forti dubbi sulla gestione degli extracosti e chiedendo garanzie sulla realizzazione dell’opera nella sua interezza.

La richiesta dei consiglieri: no allo spacchettamento del progetto

Il documento, firmato dai consiglieri Martina Sassoli, Francesco Cirillo, Dario Allevi, Andrea Arbizzoni, Stefano Galli, Stefano Galbiati, Pierfranco Maffè, Marco Monguzzi e Massimiliano Longo, chiede alla Giunta comunale di Monza di rifiutare qualsiasi ipotesi di suddivisione del progetto in due tranche, escludendo l’adesione del Comune a soluzioni che prevedano una realizzazione parziale dell’opera.

Secondo i firmatari, una suddivisione in due fasi del prolungamento della M5 da Milano a Monza graverebbe finanziariamente sulla città di Monza, che si troverebbe costretta a sostenere costi senza beneficiare immediatamente delle ricadute positive sul traffico e sull’ambiente.

Inoltre, i consiglieri chiedono che la realizzazione del deposito di Casignolo sia vincolata alla costruzione completa dell’intero tracciato della metro, per evitare che la città venga coinvolta in spese inutili nel caso in cui il progetto venga ridimensionato.

I problemi finanziari e gli extracosti: 589 milioni di euro in più sul progetto

L’Ordine del Giorno ripercorre il travagliato iter della metropolitana M5 a Monza. Il progetto nasce nel 2016 con il “Patto per Milano”, sottoscritto tra il Governo e il Comune di Milano, che ha riconosciuto la necessità del prolungamento della M5 fino a Monza per ridurre il traffico privato e l’inquinamento nella zona nord di Milano.

Nel corso degli anni, però, il cronoprogramma del progetto è stato rivisto più volte, con tre modifiche e una richiesta di proroga di due anni da parte del Comune di Milano per ricalendarizzare le fasi operative. Nonostante la disponibilità del Governo e della Regione Lombardia a concedere questa proroga e a coprire parte dei costi aggiuntivi, fino al 10 febbraio 2025 non erano stati forniti dettagli sugli extracosti, che alla fine sono stati quantificati in 589 milioni di euro, portando il costo complessivo dell’opera a 1,3 miliardi di euro.

Questi costi aggiuntivi hanno generato polemiche, poiché lo Stato, la Regione e i Comuni coinvolti avevano già finanziato il progetto, rendendo necessaria una nuova valutazione delle risorse disponibili e delle eventuali ripercussioni sulla realizzazione delle stazioni previste.

Richiesta di monitoraggio costante

Alla luce delle incertezze e dei ritardi accumulati, i consiglieri comunali di Monza chiedono anche l’attivazione di un monitoraggio costante del progetto. In particolare, l’Ordine del Giorno prevede che il Comune capofila (Milano) convochi mensilmente la cabina di regia con tutti i soggetti istituzionalmente coinvolti, per garantire una supervisione efficace dell’andamento dei lavori.

Il futuro della M5 a Monza

I consiglieri monzesi insistono affinché l’opera venga completata integralmente senza rinvii o limitazioni, evitando di penalizzare la città con soluzioni temporanee e finanziariamente insostenibili. Ora la palla passa alla Giunta comunale e alle istituzioni regionali e nazionali, che dovranno decidere il futuro del progetto.

Metro M5: dubbi sugli extracosti e il ruolo del progetto Bettola anche per il Comitato

Tra i punti critici per il Comitato HQ Monza vi è soprattutto il nodo Bettola, un’opera che avrebbe dovuto rappresentare un hub strategico di interscambio. Secondo quanto riportato dal gruppo di cittadini ad oggi né il Comune di Milano (capofila del progetto) né Regione Lombardia hanno fornito dettagli precisi sulle voci che hanno fatto lievitare i costi di 600 milioni di euro rispetto al computo iniziale del 2018.

È innegabile che negli ultimi anni ci siano stati aumenti significativi nel costo dei materiali edilizi e dell’energia. Ad esempio, le “talpe” utilizzate per scavare i tunnel della metro consumano tra 30.000 e 40.000 kilowatt al giorno, e il prezzo dell’elettricità dal 2018 è quasi raddoppiato. Tuttavia, queste non possono essere le uniche voci a giustificare un aumento così imponente dei costi.

Un aspetto cruciale riguarda il Comune di Cinisello Balsamo, che ha ottenuto l’inserimento di una nuova stazione in via Lincoln, inizialmente non prevista nel progetto. Questo ha comportato una variante di progetto importante, con possibili ricadute economiche. L’area interessata, tra l’altro, è vicina all’ex stabilimento Kodak, oggetto di una vasta riqualificazione urbanistica.

Ma il vero nodo problematico è il progetto della stazione M1-M5 di Bettola, situata sempre a Cinisello Balsamo. L’hub avrebbe dovuto essere uno dei principali punti di interscambio tra la metro rossa (M1) e la lilla (M5), oltre che un collegamento chiave per l’area metropolitana. Tuttavia, il progetto è legato a un mega centro commerciale che oggi rischia di non essere più realizzato, lasciando molte incognite sulle opere infrastrutturali previste.

L’operatore privato che avrebbe dovuto costruire il centro commerciale si era impegnato a realizzare, come opere di compensazione, una parte della stazione di interscambio M1-M5, 2.500 posti auto, una velostazione, una stazione per gli autobus, strade e piste ciclabili. Il valore complessivo di queste opere, a prezzi del 2017, era stimato in 56 milioni di euro. Oggi, però, non è chiaro se queste opere siano state incluse negli extracosti dichiarati e, in tal caso, per quale importo aggiornato.

Di fronte a questa situazione, il Comitato HQMonza ha espresso forte preoccupazione e ha chiesto maggiore trasparenza e chiarezza sulle responsabilità degli extracosti. La portavoce del comitato, Isabella Tavazzi, ha dichiarato:
“Fino a quando non saranno chiarite tutte le responsabilità degli extracosti, non riterremo accettabile che si parli, come sta accadendo, di ridurre le stazioni M5 dentro Monza. Men che meno di limitare la linea sino a Bettola o Monza FS. Allo stato attuale restiamo fermamente convinti che i soldi mancanti possano essere trovati da Stato e Regione per realizzare il progetto nella sua totalità”.

Il comitato insiste sul fatto che non si può pensare di tagliare stazioni fondamentali per Monza, come quella di Monza Polo Istituzionale, senza prima chiarire quali voci abbiano realmente inciso sugli extracosti e se siano ancora presenti fondi destinati a opere di compensazione mai realizzate.