Omicidio Giovanna Chinnici: il cognato a processo a marzo, per la difesa “infermità mentale”

Il processo per Giuseppe Caputo, il 63enne che il 24 ottobre 2024 ha ucciso la cognata Giovanna Chinnici e tentato di assassinare la nipote, inizierà il 26 marzo in Corte d’Assise.
Nova Milanese – Il processo per Giuseppe Caputo, il 63enne che il 24 ottobre 2024 ha ucciso la cognata Giovanna Chinnici e tentato di assassinare la nipote, inizierà il 26 marzo in Corte d’Assise. Tuttavia, la perizia psichiatrica disposta dagli inquirenti ha stabilito che l’uomo era totalmente incapace di intendere e volere al momento del delitto, a causa di una grave patologia paranoide. Per questo, Caputo è attualmente ricoverato in una Residenza per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza (Rems).

Un dramma familiare culminato nella tragedia
La vicenda avrebbe radici profonde, affondate in anni di tensioni e rancori tra Caputo e i familiari, che abitavano nella stessa palazzina di via Magellano. Le liti, spesso accese, avevano come oggetto questioni quotidiane, tra cui l’uso degli spazi comuni e, secondo la ricostruzione dell’assassino, persino il clima all’interno dell’edificio. Convinto che l’aria fredda dei condizionatori avesse fatto ammalare la moglie – sorella della vittima – Caputo covava un delirio lucido, alimentato da ossessioni e risentimenti.
Il 23 ottobre, il fragile equilibrio si è spezzato: l’uomo ha afferrato un coltello e ha accoltellato a morte Giovanna Chinnici sulle scale del palazzo. Non contento, ha cercato di uccidere anche la nipote 28enne, che si è salvata per miracolo.
La perizia psichiatrica: “Una pericolosità sociale evidente”
Secondo i periti, Caputo soffrirebbe di una psicosi paranoide selettiva, esplosa nel gesto estremo. La sua condizione lo renderebbe pericoloso per la società, motivo per cui il giudice Elena Sechi ha ordinato il suo trasferimento in una struttura psichiatrica giudiziaria. L’uomo, durante gli interrogatori, avrebbe più volte ribadito di essersi sentito perseguitato: “Ci hanno fatto ammalare con l’aria fredda, vivevamo un inferno.”