Clamoroso a Seveso: per il Comune, Aldi ha inglobato aree pubbliche dell’ex Vecchia Brianza. Ma prima ignorò le segnalazioni

Spiccato l’avvio di procedimento, in vista dell’ordinanza di demolizione. Il caso dell’ex Vecchia Brianza di Seveso è oggetto di un esposto delle minoranze ai carabinieri.
Se Aldi Immobiliare non presenterà osservazioni e motivazioni pertinenti e convincenti entro 10 giorni dall’11 febbraio, il Comune di Seveso emetterà un’ordinanza di demolizione e di ripristino, presso l’area dell’ex hotel Vecchia Brianza. E’ la clamorosa novità sul caso della trasformazione edilizia di corso Isonzo/via Tonale, quella che, ha più volte sottolineato la minoranza, ha visto scomparire un filare alberato e un pezzo di terreno entrambi di proprietà comunale. Sono finiti nell’area di proprietà del privato, l’operatore che ha realizzato il supermercato nel 2023. Una recente comunicazione del settore Edilizia privata e Urbanistica del Comune, di fatto, fa proprie le segnalazioni arrivate a più riprese dall’opposizione tra il 2023 e oggi e mai ascoltate. L’atto è una comunicazione di avvio di procedimento, un passaggio preliminare all’ordinanza di demolizione che lascia margine al privato in caso di presunti abusi edilizi per presentare osservazioni e spiegazioni.
Le contestazioni del Comune sulla trasformazione dell’ex hotel Vecchia Brianza a Seveso
Il caso dell’ex hotel Vecchia Brianza a Seveso è già noto e proprio di recente i gruppi di minoranza, con una conferenza stampa congiunta, avevano mostrato l’esposto presentato ai carabinieri lo scorso anno. In particolare scrive il Comune: “A seguito di segnalazione è stata effettuata attività di controllo congiunto del territorio e sulle pratiche edilizie di riferimento e sono emerse difformità riguardo la dimensione dell’area di intervento. In particolare, si rileva che la superficie fondiaria utilizzata nel PCC rubricato 197/2022 e successive varianti rubricate 119/2023 e 119/2023 – A, per le verifiche urbanistiche sia superiore alla superficie fondiaria reale del lotto di proprietà (ex mappale 480) e ciò ha coinvolto anche le aree destinate a verde pubblico contraddistinte dal fg. 28 map. 481 e mapp. 483, di proprietà del Comune di Seveso”. Si cita poi un sopralluogo effettuato il 31/01/2025, dal quale “si è potuto constatare quanto segue: 1. Rimozione del filare di alberi esistente su proprietà comunale”; “2. Realizzazione di stalli adibiti a parcheggio in parte su proprietà comunale”; “3. Mancate lavorazioni rispetto a quanto prescritto nel Permesso di Costruire n. 197/2022, in merito alla realizzazione di barriera verde sul confine Ovest del lotto”.
Poco spazio per i dubbi, insomma sulla trasformazione dell’area ex hotel Vecchia Brianza di Seveso: il privato avrebbe inglobato senza averne diritto una parte della proprietà collettiva. Nella conferenza stampa di qualche settimana fa, il consigliere d’opposizione Gianluigi Malerba commentava duramente: ” chiediamo le dimissioni della sindaca a fronte della gestione negativa del territorio e della scarsa trasparenza con le minoranze. Non si sa che fine abbia fatto un pezzo del patrimonio pubblico e la parte tecnica tace, non si capisce se per malizia o per ignoranza. Senza contare le responsabilità della parte politica”.
L’opposizione “se la sindaca ci avesse ascoltati…”

Inevitabile sulla vicenda dell’ex hotel Vecchia Brianza di Seveso il commento dell’opposizione di Seveso che ha parlato con una nota congiunta dei consiglieri Giorgio Garofalo (foto sopra), Pietro Aceti, Gigi Malerba, Anita Argiuolo. “L’avvio di procedimento conferma che sul caso della trasformazione edilizia di corso Isonzo/via Tonale avevamo ragione noi sin dall’inizio – recita – la sindaca aveva ignorato le nostre segnalazioni per mesi e ci aveva addirittura irriso dicendo ‘se sono tanto bravi vengano in ufficio che abbiamo carenza di personale, io mi fido dei miei tecnici'”.
E ancora: “Noi non ci siamo arresi e siamo andati fino in fondo perché per noi era inaccettabile questa ingiustizia: aree verdi pubbliche sottratte ai cittadini, numerosi alberi ad alto fusto sradicati per far posto a cemento e parcheggi, paesaggio peggiorato perché l’amministrazione non era stata in grado di vigilare sull’esecuzione della trasformazione edilizia. Se la sindaca ci avesse ascoltato questo grave danno per la collettività si sarebbe potuto evitare”.
I consiglieri rivendicano anche un merito nell’epilogo della vicenda: “Grazie alla nostra iniziativa, consiglieri di minoranza, il Comune ha una seconda possibilità: farsi restituire le aree pubbliche sottratte e far rispettare anche le distanze corrette del fabbricato, recuperando almeno in parte il danno paesaggistico oltre che ambientale”. A chiudere la critica alla sindaca Borroni di incapacità nel garantire gli interessi della città.
Tutto da capire, ora, come si possa evolvere la situazione. Nel frattempo il privato avrebbe chiesto una proroga rispetto ai 10 giorni dell’avvio di procedimento. Ancora da chiarire (e lo faranno gli atti e la normativa) se sia necessario l’effettivo abbattimento di parte dello stabile o se possa intervenire una permuta di qualche genere.
La sindaca Alessia Borroni

La sindaca Alessia Borroni ha accettato di commentare brevemente la vicenda spiegando che: “l’avvio di procedimento è un atto puramente tecnico, l’ho visto all’albo pretorio come chiunque altro. C’è un dirigente che ha compiuto un atto di garanzia e tutela. Così come sono stati atti tecnici quelli relativi alla trasformazione dell’area. La politica in questo caso non c’entra nulla”. E, all’osservazione che la parte politica qualcosa avrebbe potuto chiedere ai tecnici a fronte delle segnalazioni delle minoranze: “certo, ma se le risposte dicono che tutto è regolare, la parte politica non può muoversi diversamente”.