Addio a Bruno Pizzul, la voce che ha raccontato il calcio italiano

Bruno Pizzul, l’ultimo fischio: se ne va la voce delle “notti magiche”. Il telecronista friulano è stato la voce del calcio per oltre trent’anni: si è spento oggi all’età di 86 anni.
Poche persone sono riconoscibili semplicemente dalla voce, una voce che riesce ad arrivare a milioni di ascoltatori divenendo un porto sicuro e un punto di riferimento. La voce di Bruno Pizzul, che si è spento oggi all’età di 86 anni, era una di queste.
Forse il più noto dei telecronisti sportivi, Pizzul ha fatto emozionare intere generazioni di brianzoli e di italiani con le sue telecronache. La sua narrazione ha accompagnato alcuni dei momenti più intensi della storia del calcio italiano, diventando un suono familiare nelle case di chiunque abbia vissuto la passione per la Nazionale di calcio italiana. Il suo racconto delle cosiddette “notti magiche” del Mondiale del 1990 è un pezzo indelebile della nostra memoria sportiva: quelle partite, quell’estate, quella semifinale persa poi contro l’Argentina sono ancora oggi un ricordo vivido per chiunque abbia amato il calcio con lui al microfono.
Bruno Pizzul è morto a 86 anni: ne avrebbe compiuti 87 tra pochi giorno, l’8 di marzo. La notizia della sua scomparsa è stata confermata dall’ospedale di Gorizia, dove era ricoverato. Più di un semplice telecronista, era un’icona. La sobrietà era il suo marchio di fabbrica. Il suo stile elegante e misurato, moderno rispetto a tanti suoi colleghi, ha saputo raccontare lo sport, soprattutto le imprese degli Azzurri con un equilibrio raro, trasmettendo emozioni senza mai cedere all’eccesso. Dal Mondiale del 1986 a quello del 2002, la sua voce ha scandito le vittorie e le sconfitte dell’Italia, restando sempre un punto di riferimento per gli appassionati.
Nato a Udine, dopo una carriera giovanile da calciatore, aveva scelto la strada del giornalismo, entrando in Rai nel 1969. Da allora, la sua carriera è stata costellata di finali europee, tornei indimenticabili e un affetto crescente da parte del pubblico, che negli anni ha iniziato a considerarlo un vero e proprio simbolo dello sport raccontato in televisione. Anche dopo aver lasciato la Rai, ha continuato a commentare il calcio su DAZN e in altre trasmissioni. Lo ricordano in tanti oggi: politici, testate sportive, amici e tantissimi semplici cittadini e tifosi, che in lui hanno trovato per oltre 30 anni la voce del calcio italiano.