Cementificio di Calusco, anche il sindaco di Aicurzio chiede chiarezza sui dati ambientali

L’autorizzazione concessa al cementificio di Calusco d’Adda per triplicare il quantitativo di rifiuti solidi non pericolosi utilizzati come combustibile – da 30mila a 110mila tonnellate all’anno – sta suscitando diverse domande tra i sindaci dei comuni limitrofi.
L’autorizzazione concessa al cementificio di Calusco d’Adda per triplicare il quantitativo di rifiuti solidi non pericolosi utilizzati come combustibile – da 30mila a 110mila tonnellate all’anno – sta suscitando diverse domande tra i sindaci dei comuni limitrofi. Tra le voci c’è quella di Matteo Baraggia, sindaco di Aicurzio, che esprime la sua preoccupazione sui possibili impatti per i cittadini. A preoccupare, inoltre, è l’ipotesi di un nuovo impianto sperimentale per il trattamento di scorie e ceneri pericolose a Busnago.
“La nostra preoccupazione principale riguarda le emissioni in atmosfera. Un incremento così elevato della quantità di rifiuti bruciati potrebbe avere un impatto sulla qualità dell’aria. Abbiamo chiesto accesso ai dati chimici e sanitari. Vogliamo conoscere esattamente quali sostanze verranno immesse nell’aria e quali potrebbero essere le conseguenze per la salute pubblica”
Un altro tema che preoccupa, poi, è il progetto di un impianto sperimentale a Busnago. Di cosa si tratta? “Si parla di un impianto per il trattamento di scorie e ceneri pericolose, ma non c’è stata un’adeguata informazione ai cittadini. È fondamentale che la popolazione sia coinvolta e che venga fatta una valutazione seria sull’impatto ambientale. Inoltre, c’è un aspetto che spesso viene sottovalutato: la nostra area ha condizioni meteorologiche particolari, con frequenti ristagni di polveri sottili. Chi porta questi impianti nei nostri territori tiene conto di questi fattori?”
Sulla vicenda del cementificio il TAR di Brescia ha respinto la richiesta avanzata dai sindaci dei comuni limitrofi e dalla Provincia di Lecco, negando loro l’accesso ai dati ambientali e sanitari elaborati da Arpa Lombardia e dalle Agenzie di Tutela della Salute di Bergamo e della Brianza. Un verdetto che ha suscitato profonda delusione e indignazione e, nonostante la sentenza sfavorevole, gli amministratori di Cornate, Imbersago, Robbiate, Paderno, Merate, Solza e Verderio, insieme alla Provincia di Lecco, non hanno intenzione di fermarsi. Il loro obiettivo è fare chiarezza sugli impatti ambientali e sanitari legati al forte incremento dei combustibili solidi secondari bruciati. Per questo motivo, gli enti locali hanno annunciato nuovi studi epidemiologici per raccogliere dati indipendenti e valutare eventuali correlazioni tra l’attività dell’impianto e la salute della popolazione.