Il 22 marzo manifestazione della Cgil, Palvarini: “Al centro i referendum e il lavoro”

20 marzo 2025 | 08:19
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Il 22 marzo manifestazione della Cgil, Palvarini: “Al centro i referendum e il lavoro”
Walter Palvarini, Segretario generale della Cgil di Monza e Brianza

Il corteo a Monza partirà alle ore 14 da via Premuda e arriverà a via della Robbia-via Poliziano. Nell’intervista ad MBNews il segretario della Camera del Lavoro spiega le motivazioni di un appuntamento molto sentito.

Monza. Lottare per avere giustizia sociale non è una pratica da affidare soltanto a chi ha una spiccata propensione verso gli ultimi e i più deboli. Si tratta, invece, di azioni concrete da mettere in campo in modo allargato. Perché, soprattutto in un’epoca di forti sperequazioni e conflittualità, non difendere i salari, le pensioni, la sanità pubblica e l’istruzione rischia di rendere la precarietà del vivere sociale una regola tristemente diffusa.

La Cgil di Monza e Brianza, anche sulla scia di queste motivazioni, scenderà in piazza sabato 22 marzo. La manifestazione, che partirà alle ore 14 dalla sede della Camera del lavoro in via Premuda e arriverà a via della Robbia-via Poliziano, non vuole soltanto invitare ad andare a votare, l’8 e il 9 giugno, i cinque referendum sul lavoro e la cittadinanza.

Il 22 marzo, infatti, la Cgil punta soprattutto a sollevare diverse questioni sulle quali, come spiega nell’intervista ad MBNews Walter Palvarini, Segretario generale della Cgil di Monza e Brianza, c’è urgenza di intervenire anche nel nostro territorio. Dall’assenza di politiche industriali al mancato rinnovo di numerosi contratti nazionali.

Cgil Monza Brianza

L’INTERVISTA

Segretario Palvarini, la manifestazione del 22 marzo è in stretta continuità con lo sciopero del 29 novembre. Nel frattempo è stata approvata la Legge di Bilancio. Quali aspetti della manovra incidono più negativamente sul nostro territorio?

Molti aspetti della manovra del governo colpiscono la Brianza come tutto il territorio nazionale. Su salari e pensioni le buste paga e i cedolini dimostrano, dopo solo qualche settimana, che avevamo ragione: alcuni provvedimenti hanno penalizzato i redditi da lavoro e da pensione, altro che sostegno! Sulle pensioni è ormai chiaro che anche questo Governo punta ad allungare i periodi di lavoro e abbassare i rendimenti.

Sulla precarietà basta leggere il cosiddetto “collegato lavoro” che si somma ad altre scelte: tutti provvedimenti che aumentano la precarietà, come se non ce ne fosse già abbastanza. In Brianza, infatti, la maggior parte degli avviamenti è a tempo determinato o sono collaborazioni. Le stabilizzazioni spesso non riguardano giovani e donne.

Il lavoro, quindi, è il fulcro intorno al quale ruota la vostra mobilitazione. In Brianza quali segnali nota la Cgil?

I nostri uffici vertenze legali, anche qui nella “ricca Brianza”, registrano un aumento del lavoro grigio: assunzioni regolari part time e in nero per il resto della giornata, solo per fare un esempio. È un modello sbagliato che viene confermato e rafforzato ulteriormente dalle scelte politiche di questo governo.

Continuando in questa lettura locale della manovra di bilancio, è importante evidenziare che anche nella nostra provincia i tagli ai servizi, alla sanità, alla spesa corrente degli Enti Locali genereranno a breve effetti negativi sulla vita e sulla condizione di lavoratori, pensionati e cittadini.

Cgil Monza Brianza

LA SITUAZIONE

La Cgil ha chiesto a gran voce anche il rinnovo dei contratti nazionali. Quale l’obiettivo?

Ma certo, perché i rinnovi contrattuali sono strettamente connessi al recupero del potere di acquisto delle retribuzioni. Inoltre sono uno degli strumenti utili a redistribuire una parte del valore che viene prodotto e tutto questo, in una fase di grande incertezza internazionale, può avere un effetto positivo sul mercato interno. Abbiamo rinnovato molti contratti nazionali, ma alcuni sono fermi in modo sconsiderato.

Penso a quello dei metalmeccanici che sciopereranno il 28 marzo e a quello che sta succedendo nei comparti pubblici, con il Governo che si dimostra un pessimo datore di lavoro. In ultimo, ma certamente non in ordine di importanza, contestiamo la mancanza di politiche industriali e la scarsissima attenzione che viene dimostrata su importanti vertenze che coinvolgono anche il nostro territorio.

Ha in mente qualche azienda o settore particolare del nostro territorio?

Anzitutto la STMicroelectronics. E non solo per la quantità e la qualità dell’occupazione, ma anche per la dimensione strategica dei suoi prodotti e della ricerca. Più in generale registriamo difficoltà nella componentistica automotive, in parti del tessile, della chimica, del legno, della cartotecnica. Non siamo in recessione, ma una parte importante del tessuto produttivo del territorio è fermo da due anni e siamo preoccupati che questa situazione non sia solo congiunturale.

Qualche ricaduta la registriamo anche nel terziario e in particolare nei servizi. Il Governo si è molto impegnato a spostare le scadenze europee sulle auto elettriche, ma manca un progetto vero, un piano. Tra tre anni rischiamo di scoprire che non è cambiato nulla. Saremo allo stesso punto, magari con meno occupazione perché, invece di accompagnare la transizione tecnologica, si riducono i volumi. I profitti, invece, siamo certi cresceranno ancora.

LA MANIFESTAZIONE

Il 22 marzo la manifestazione partirà da via Premuda e arriverà a via della Robbia-via Poliziano. Come la Cgil ha preparato questo appuntamento e perché la scelta di terminare il corteo proprio nel quartiere Cederna?

Siamo arrivati a questo appuntamento dopo una articolata discussione nei nostri organismi dirigenti e nel rapporto con delegate e delegati. Abbiamo presentato le nostre ragioni anche alle associazioni del territorio e alle forze politiche che con noi condividono il percorso referendario e alcune saranno presenti.

Andremo verso il quartiere Cederna perché stiamo facendo una proposta di mobilitazione che non può essere interpretata come una routine tradizionale, persino nella gestione degli spazi pubblici. Ci interessa continuare un dialogo anche simbolico con le tante e i tanti che hanno discusso con noi lo scorso anno durante la raccolta delle firme per promuovere i referendum e nella preparazione dello sciopero generale.

I REFERENDUM

Ecco, appunto: al centro della manifestazione anche i cinque referendum sul lavoro e la cittadinanza. Quali aspettative avete e quali iniziative metterete in campo da qui a quando si andrà a votare?

Questi referendum sono una grande occasione di partecipazione democratica per cambiare immediatamente la condizione di vita e di lavoro di centinaia di migliaia di persone e per dare un segnale di cambiamento più generale partendo da lavoro e diritti. Non saremo certamente soli in questo percorso. Associazioni, forze politiche, gruppi locali, cittadine e cittadini si stanno già muovendo e organizzando.

Noi abbiamo promosso un lungo percorso di formazione sui quesiti e sul loro significato più generale. È importante conoscere. Il diritto del lavoro, strettamente legato alla dignità delle persone, i meccanismi che alimentano la precarietà occupazionale e esistenziale, le misure concrete per ridurre gli infortuni sul lavoro e le conseguenze di un riconoscimento tardivo della cittadinanza sono temi complessi, ma fondamentali per milioni di persone. Comprenderli a fondo è essenziale per costruire un sistema più giusto e inclusivo. L’iniziativa referendaria si svilupperà prevalentemente a livello locale, nei Comuni, nei quartieri, sui posti di lavoro.

Si andrà alle urne l’8 e il 9 giugno. Quanto questa scelta penalizza il raggiungimento del quorum visto che le scuole saranno terminate e si unirà solo all’eventuale ballottaggio delle elezioni comunali?

Avremmo preferito altre scelte, ma non è più un problema di data. Ci sono tanti motivi e tante ragioni per andare a votare. Abbiamo sempre saputo che raggiungere il quorum non è una passeggiata. Contiamo sul desiderio di concretezza delle persone, sulla necessità di dare risposte positive al senso di sfiducia, di solitudine e anche d’impotenza che le persone vivono. Cambiare si può e si deve, andando a votare i referendum e partecipando alla manifestazione del 22 marzo.

In un momento dove i destini del mondo, di tutti noi, sembrano essere determinati solo da alcuni oligarchi miliardari, sarebbe davvero importante e persino bello consegnare a questo Paese l’inizio di un cambiamento e di una nuova tensione verso un futuro fatto di pace, di lavoro, di giustizia sociale, di libertà e di partecipazione democratica.