
Per le lavoratrici ed i lavoratori di Call2Net, CCOne, Ingo, Mediatica, Network Contacts, Pmc Plus, OneOS.
Dopo una penosa telenovela con annunci di disdetta del contratto telecomunicazioni, senza indicazione del contratto da applicare, e successivi rinvii, 7 aziende, delle oltre 20 che avevano annunciato l’uscita del Ccnl delle Telecomunicazioni lo scorso aprile, hanno trovato “casa” con la sottoscrizione di un nuovo ccnl firmato lo scorso dicembre tra Assocontact/Anpit e Cisal.
Un contratto, presentato dalle aziende in pompa magna in assemblee, conferenze, video, e quant’altro, come “migliorativo”, “innovativo” e “trasformativo”. Avevamo lanciato degli interrogativi prima del partecipatissimo sciopero dello scorso 3 febbraio. Migliorativo, innovativo, trasformativo per chi? Le risposte oltre ad apparire chiare già ad una prima lettura del testo contrattuale, hanno trovato piena conferma nei comportamenti assunti dalle 7 aziende, per le quali è stato proclamato lo sciopero il prossimo 31 marzo. Dopo l’ondata populistica con cui, anche mistificando la realtà, si promuoveva un contratto decisamente peggiorativo come addirittura migliorativo, innanzi alle legittime perplessità manifestate dai lavoratori si è passati al tentativo di recuperare, attraverso successivi accordi aziendali o addirittura modifiche contrattuali, ad un testo sottoscritto non appena 2 mesi prima!!!
In tutto questo si cita e richiama un accordo di armonizzazione tra i due contratti, che vorremmo capire con quale sigla sindacale è stato discusso visto che Slc, Fistel, Uilcom, titolari del CCNL Telecomunicazioni non hanno partecipato ad alcun confronto, né tantomeno sottoscritto accordi. Successivamente, innanzi al permanere dei dubbi espressi dai lavoratori, si è passati all’attacco del sindacato confederale, prima screditando le rappresentanze di Slc, Fistel e Uilcom e, successivamente, promuovendo e invitando alla partecipazione massiva alle assemblee della sigla sindacale sottoscrittrice del “nuovo” contratto. In alcuni casi, si è arrivati, addirittura, ad inviare tramite gli strumenti aziendali i riferimenti ed i contatti dei rappresentanti di quella stessa sigla per “perfezionare” la adesione al sindacato. Infine, prendendo atto che la campagna populista non aveva risolto i dubbi dei lavoratori, che legittimamente hanno fatto valere i loro diritti individualmente, sono partiti gli attacchi e gli insulti ai singoli lavoratori, che hanno “osato” difendere i propri diritti.
Ora come finirà questa telenovela, se non con il peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle persone coinvolte, oltre a minare la tenuta di un intero settore, sarà il tempo a dirlo. Eppure, nell’attesa che la storia faccia il suo corso, alcune riflessioni è doveroso porle.
Cosa pensano Wind3, Enel, Poste Italiane, Unipol, Findomestic, Mediaworld, Leroy Marlin, Intesa San Paolo, Agos, Allianz, Esselunga, Accenture, Bnl, Credit Agricole, Arval, Previnet, Siram, Unieuro, Carglass, Sara Assicurazioni, Cardif, Unisalute, AC Milan, ecc., di questa vergognosa ed annosa vicenda? L’applicazione di un contratto collettivo sottoscritto da organizzazioni sindacali e datoriali non riconosciute come maggiormente rappresentative, che contraggono diritti e salario alle lavoratrici ed ai lavoratori che rappresentano la “voce” di queste aziende con i propri clienti, rientra nei principi sanciti all’interno dei rispettivi codici etici o nei valori ESG professati?
Inoltre, come si pongono le commesse pubbliche, in relazione alle direttive ANAC per quel che concerne i bandi di gara per la concessione di attività in appalto? Questi interrogativi, oltre a consegnarli all’opinione pubblica, saranno posti anche nelle aule di tribunale e alle autorità nazionali. Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil in occasione dello sciopero, che coinvolgerà Call2Net, CCOne, Ingo, Mediatica, Network Contacts, Pmc Plus, OneOS, il prossimo 31 marzo promuoveranno azioni nei confronti diretti delle committenze, richiamando alle rispettive responsabilità.
