Ilaria Salis a Monza, “Vipera” che non morde

Venerdì sera Ilaria Salis è tornata a Monza per presentare il suo romanzo, “Vipera”, che racconta la sua storia, a partire dalla detenzione in Ungheria. Una serata senza contestazioni, nonostante le grandi polemiche che avevano anticipato la presentazione.
Monza. Chi si aspettava una serata burrascosa sarà sicuramente rimasto deluso dalla presentazione di “Vipera“, il libro edito da Feltrinelli scritto da Ilaria Salis, oggi eurodeputata ma diventata volto noto a seguito della sua detenzione in Ungheria tra il 2023 e il 2024.
Salis è tornata nella sua Monza per presentare il suo libro lo scorso venerdì 21 marzo e per incontrare alcuni dei 1700 monzesi che con il proprio voto hanno contribuito a riportarla a casa. In una gremita sala Mastroianni al cinema Capitol in via Pennati, ha raccontato la sua vicenda personale, quella legata all’antifascismo, alla incarcerazione in Ungheria, al movimento che intorno a lei si è creato e che alla fine l’ha portata ad ottenere un seggio nel parlamento europeo nelle fila di Alleanza Verdi e Sinistra. In mezzo tante ingiustizie, tanta sofferenza, ma anche lo slancio di molti cittadini che si sono mobilitati per ottenere la sua scarcerazione. Persone comuni e familiari, a partire dal padre Roberto Salis che per lei ha condotto la campagna elettorale delle europee 2024 (“penso di essere stato il primo caso di campagna elettorale in questo modo”, ha ironizzato sul palco) e le ex compagne di liceo ed università, anche loro sul palco monzese.

“Vipera”, il libro di Ilaria Salis che ripercorre i 15 mesi di detenzione in Ungheria
“Vipera” – che è la parola con cui veniva chiamata dai poliziotti ungheresi e vuol dire “bastone telescopico” (“ovvero l’oggetto che un agente in borghese aveva messo nel mio zaino quando sono stata fermata”, ricostruisce l’autrice) – ripercorre le tappe di una storia che è diventata una delle più mediatiche in Italia negli ultimi anni. Tutto ha inizio dalla contromanifestazione della “Giornata dell’Onore” a cui Ilaria Salis partecipa e per cui viene fermata. Il suo fermo si trasforma in una lunga detenzione in condizioni disumane nelle carceri ungheresi, preludio a un processo politico carico di significati simbolici. Nel libro, poi, si aprono più filoni: i duri mesi in cella a condizioni disumane (“una fra tutte l’impossibilità di parlare con la mia famiglia per 7 mesi”, spiega), la decisione di raccontare i trattamenti carcerari alla stampa e alla politica, l’impegno della famiglia nel liberarla, i silenzi del Governo, la campagna delle europee, per concludersi con il ritorno nella “sua” Monza, in macchina (un ritorno che anche noi come MBNews avevamo seguito).
Oggi Ilaria Salis è libera, eppurela sua vicenda giudiziaria prosegue. “Il processo in Ungheria è stato sospeso, non archiviato – ha chiarito. – La richiesta di revoca della mia immunità parlamentare viene discussa a porte chiuse, nemmeno io so come sta andando, ed è normale così. La decisione arriverà nei prossimi mesi, forse prima dell’estate”. Se la richiesta del governo ungherese guidato da Orbán dovesse essere accolta, Salis potrebbe affrontare nuovamente un processo in Ungheria, rischiando l’arresto e una possibile richiesta di estradizione.
L’assessora Bettin: “La liberazione di Ilaria una prova straordinaria del nostro territorio”
Quella dello scorso 21 marzo è stata una presentazione accompagnata da polemiche e attriti politici. La Lega, soprattutto, si è chiesta se fosse opportuna non solo la presentazione di “un personaggio estremista elevata ad esempio per i nostri ragazzi, molto spesso bombardati da messaggi e valori negativi“, ma anche che sul palco insieme a Salis ci fosse Arianna Bettin, assessora alla cultura di Monza nonché candidata alle europee nella medesima lista dell’attuale eurodeputata. “Io penso – ha spiegato Bettin dal palco – che questa presentazione sia stata criticata perchè dà fastidio a qualcuno. Sono stata orgogliosa da monzese di essermi potuta mettermi a servizio di una nostra concittadina mentre subiva un abuso. Quello che il territorio monzese e brianzolo hanno dimostrato in termini di solidarietà per Ilaria è stata una prova a mio avviso straordinaria. So che in tanti sono andati a scrivere il suo nome su quelle schede durante le elezioni europee anche se avevano un colore politico ben diverso”.

La presentazione dello scorso venerdì ci ricorda che la contestazione oggi si vede più dietro uno schermo che di persona. Nella sala del Capitol non c’è tensione, né conflitto, al massimo solo qualche naso storto nei confronti della stampa. Che – e ci tiene a dirlo chi scrive il presente pezzo – non è una nemica né della democrazia, né di Ilaria Salis, anzi nei mesi di detenzione è spesso stata una alleata, soprattutto a Monza. Ilaria Salis sul palco dimostra che non morde, non è il mostro cattivo che alcuni hanno provato (e provano tutt’oggi) a dipingere, non è, in sostanza, la “vipera”. Ed è importante ricordare che non lo siamo neanche noi, giornalisti.