Sloworking Day, Confimi Monza e Brianza: “Le imprese ascoltino le esigenze dei dipendenti”

A Vimercate l’associazione imprenditoriale ha preso parte all’evento che ha acceso i riflettori sulla necessità di impostare le logiche produttive ed organizzative sul concetto di “lavoro a ritmo di vita”. Tra analisi e casi concreti si è parlato di benessere e sostenibilità professionale.
Vimercate. C’è chi lo aveva capito già prima del Covid-19. Altri, invece, lo hanno compreso come conseguenza della pandemia. C’è poi chi, forse in troppi, invece, prova ancora a far finta di niente. Il “lavoro a ritmo di vita”, quello che restituisce valore al tempo, alla relazione e alla vita dei dipendenti delle imprese, non solo è possibile. È ormai necessario, per non dire indispensabile.
Lo ha capito sicuramente Confimi Industria Monza e Brianza che ha preso parte alla prima edizione di “Sloworking Day 2025: il festival del lavoro a ritmo di vita”. L’evento, che si è tenuto nel centro storico di Vimercate in occasione della Giornata mondiale della felicità ed è stato organizzato dall’Associazione Sloworking, ruotava intorno ad una domanda dalla risposta positiva, ma non scontata: è possibile un lavoro non solo dignitoso ma felice?
LA POSIZIONE
Allo Sloworking Day, progetto realizzato con il contributo della Fondazione di Comunità Monza e Brianza, la Regione Lombardia e il Comune Città di Vimercate, a rappresentare Confimi Industria Monza e Brianza c’erano Samantha Goretti, Consigliere dell’associazione imprenditoriale, che in Italia raggruppa 45mila aziende, con circa 600 mila addetti complessivi e un fatturato complessivo di circa 85 miliardi di euro annui e Laura Parigi, referente del Gruppo Scuola, Consigliere di Confimi Industria Monza e Brianza e Amministratrice Unica Ever Consulting.

“I tempi sono oramai cambiati – afferma Goretti – i dipendenti cercano sempre più un equilibrio tra vita privata e vita lavorativa, e di fronte a tali richieste le nostre imprese non possono, e non devono, rimanere silenti”. “L’importante è cercare di dare delle risposte pratiche – continua – che consentano alle persone di capire l’impegno delle imprese verso i propri collaboratori ed il ritorno che l’impresa ne ha sia a livello di fidelizzazione, sia a livello di benessere sociale”.
Temi e concetti che hanno applicazioni concrete nella quotidianità. “Le aziende associate Confimi non sono esenti dal confrontarsi ogni giorno con un mondo del lavoro in profondo cambiamento – sostiene Parigi – anche grazie al sostegno dell’associazione riescono ad introdurre nella propria organizzazione azioni legate alla sostenibilità e parità di genere, piuttosto che a welfare diffuso, restando attrattive e competitive”.
LA PREMESSA
Uno dei punti di partenza della riflessione allo Sloworking Day, che puntava a mettere in discussione paradigmi consolidati sul rapporto con il lavoro provando a rinegoziarli sul piano individuale e collettivo, è stato lo “State of the Global Workplace report 2024” di Gallup. Secondo lo studio, infatti, il 60% dei lavoratori è emotivamente distaccato dal proprio lavoro, mentre il 19% soffre quotidianamente, ossia quasi 8 persone su 10 vivono un malessere lavorativo.

In Italia, poi, su questo fronte la situazione è tra le peggiori. Solo 4 persone su 100 si dichiarano felici e coinvolte nel proprio lavoro. Il nostro Paese è il secondo al mondo per “tristezza” dei lavoratori. C’è molto da fare, insomma, per diffondere la cultura del “lavoro a ritmo di vita”. Un cambiamento che riguarda il sistema valoriale ed organizzativo delle aziende, ma anche di chi sceglie di lavorare in maniera indipendente.
LA SITUAZIONE
Lo Sloworking Day, al quale oltre a Confimi Industria Monza e Brianza hanno portato la loro testimonianza anche Banca Etica, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Università degli Studi di Milano-Bicocca, Danone Italia, ACTA (l’Associazione dei Freelance), Job4good, studenti e dottorandi, è stata l’occasione per sottolineare l’importanza di una produttività capace di tenere in considerazione il proprio impatto sulle persone e sulla collettività restituendo valore al tempo, alla qualità della vita e alla sostenibilità professionale. Si tratta della Slow Productivity come un nuovo paradigma organizzativo di cui si parla da tempo negli atenei americani.
Nel corso dell’evento, in cui si sono alternate storie ad approcci analitici e pratici, si è provato a definire, in alcuni casi ridefinire, cosa siano o possano essere la stabilità lavorativa, la flessibilità, un approccio meno frenetico e più intenzionale al lavoro nella società dei media digitali e della connessione permanente, la giusta valorizzazione economica di un lavoro fortemente orientato al benessere della persona.

L’OBIETTIVO
“Quando Sloworking è nata, 10 anni fa, l’idea di portare il concetto di lentezza all’interno del discorso sul lavoro pareva folle: soprattutto in un contesto, come quello lombardo, votato alla produttività come valore supremo” afferma Vanessa Trapani, Presidentessa dell’Associazione Sloworking.
“Oggi si parla di benessere organizzativo, si inventano programmi di welfare à la carte – continua – ma ci pare manchi ancora un dibattito pubblico serio e convinto che metta a confronto imprese, donne e uomini, giovani e meno giovani e si interroghi seriamente sulla sostenibilità del lavoro come lo abbiamo conosciuto negli ultimi decenni”.
IL COMMENTO
Allo Sloworking Day esempi concreti di come si possa andare nella direzione del lavoro a ritmo di vita sono stati forniti anche da Confimi Industria Monza e Brianza. “Abbiamo portato la nostra esperienza di Pmi – racconta Goretti, che è anche General Counsel di Assograph Italia Group – per la nostra società l’ascolto dei collaboratori è stato posto come dato di partenza per cercare di capire quali fossero le esigenze dei dipendenti in modo da calarle nella realtà aziendale”. “Così facendo – continua – ci siamo orientati verso un welfare sanitario ed un simpatico appuntamento mensile ludico, di team building, la cosiddetta pizza building”.
“Abbiamo cercato di fornire alla platea qualche idea da “portarsi a casa” e provare ad applicare in azienda a loro volta – conclude Parigi – in particolare, nel mio caso, riferendomi a oltre trent’anni di esperienza nel settore metalmeccanico, ho posto l’attenzione su alcune delle misure adottate in produzione, nei reparti di logistica e controllo qualità, nel corso degli anni, per rispondere alle esigenze dei singoli senza perdere di vista i vincoli di performance produttivi”.