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STMicroelectronics, la crisi arriva a Roma: “Perché ancora nessun tavolo di confronto?”

13 marzo 2025 | 09:29
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STMicroelectronics, la crisi arriva a Roma: “Perché ancora nessun tavolo di confronto?”

Lo ha chiesto l’onorevole Silvia Roggiani (PD) dopo la risposta ad una sua interrogazione del sottosegretario Bitonci. L’azienda ha due importanti sedi: quella di Agrate Brianza dà lavoro ad oltre 5000 persone.

“Non comprendo la ratio per cui, essendo coinvolti sia il MIMIT che il MEF, non sia stato ancora aperto un tavolo”. Così l’onorevole Silvia Roggiani (PD) ha incalzato il Governo con un’interrogazione parlamentare presentata ieri, mercoledì 12 marzo, in Commissione Attività produttive da lei e il collega Vinicio Peluffo sulla crisi della STMicroelectronics, gigante italo-francese dei semiconduttori, che sta affrontando un calo del 23% dei ricavi e del 63% dell’utile nel 2024.

L’azienda, con siti produttivi strategici ad Agrate Brianza e Catania, rischia ora pesanti tagli al personale, soprattutto nei reparti meno moderni. La situazione ha comprensibilmente sollevato allarme tra i sindacati, i migliaia di lavoratori dell’azienda e il mondo politico, che ora chiede al Governo (e non solo) un’azione concreta e immediata. Pur avendo già stanziato ingenti finanziamenti pubblici, Palazzo Chigi non ha ancora convocato un tavolo di confronto, né incontrato i sindacati che lo scorso 5 marzo hanno fatto una conferenza stampa proprio fuori dai cancelli della sede di Agrate.

Bitonci: “Monitoriamo la situazione, ma il sostegno resta condizionato alla necessità di salvaguardare i livelli occupazionali”

A rispondere all’interrogazione di Roggiani e Peluffo, il sottosegretario al Ministero delle Imprese e del Made in Italy Massimo Bitonci, che ha ribadito il ruolo strategico di STM per il settore microelettronico italiano e sottolineato i fondi già stanziati attraverso i progetti europei IPCEI 1 e 2. Solo per il secondo progetto, nel 2025 sono stati concessi oltre 397 milioni di euro, per un totale di 686 milioni. “Naturalmente il riconoscimento delle forme di sostegno finanziario pubblico è condizionato rispetto ai vincoli posti alla normativa di riferimento, tra i quali è bene ricordare soprattutto la necessità di salvaguardare o, se possibile, di innalzare i livelli occupazionali. Per tale ragione verrà prestata massima attenzione agli aggiornamenti dei piani industriali.”, ha precisato Bitonci, senza però fornire dettagli su eventuali azioni concrete per garantire che STM rispetti tali vincoli.

Roggiani incalza: “Non basta, serve un’azione concreta”

La risposta non ha soddisfatto Roggiani, che ha sollevato perplessità sulle reali misure di tutela per i lavoratori. “Se il governo ha vincolato gli aiuti al mantenimento dell’occupazione, perché non si convoca un tavolo per verificarlo?” ha insistito. La deputata dem ha inoltre ricordato la class action avviata negli Stati Uniti contro STM, segnale delle difficoltà strutturali dell’azienda. “Monitoreremo la situazione affinché venga garantita la tutela occupazionale e industriale del settore”, ha concluso.

silvia roggianiSilvia Roggiani

I sindacati: “Il Governo ci convochi o scenderemo in piazza con i lavoratori”

Intanto, ad Agrate Brianza, dove lavorano oltre 5.300 dipendenti, cresce la preoccupazione. “È inaccettabile che a fronte di finanziamenti pubblici un’azienda restringa il perimetro occupazionale – aveva commentato Barbara TibaldiSegretario Nazionale FIOM CGIL, alla conferenza che si è tenuta mercoledì 5 marzo davanti i cancelli della sede della azienda. “Chiediamo – aveva detto la sindacalista – l’intervento del Governo, e specialmente del Ministro Giorgetti, per provare a sistemare la situazione disastrosa di una delle aziende più importanti dello Stato. Se non ci convocherà nelle prossime settimane, andremo a prenderci quella convocazione assieme ai lavoratori con una grande manifestazione!”.

“Un’azienda come ST non può perdere terreno con la concorrenza, soprattutto nella ricerca e nello sviluppo. La sede di Agrate è sempre stata un’azienda all’avanguardia. Oggi non è più così. L’Europa ha investito solamente 40 miliardi mentre per gli Stati Uniti e la Cina centinaia di miliardi. Servono finanziamenti che sostengano l’azienda”, il commento di Massimiliano NobisSegretario Nazionale FIM CIS.