Tre litri di sangue e un miracolo: la storia di Sonia, mamma grazie alla donazione

Sonia Minchillo ha raccontato a MBNews la sua storia. Oggi è mamma grazie agli angeli di AVIS e un ospedale che l’ha amata e supportata: il San Gerardo di Monza.
Monza. Certe cose si danno per scontate. Ma quando si rischia di perdere tutto, si comprende quanto un semplice gesto possa fare la differenza tra la vita e la morte. Sonia Minchillo, 45 anni, insegnante di Cinisello Balsamo, oggi stringe tra le braccia sua figlia Soraya grazie alla generosità di chi ha donato il proprio sangue. “Se non avessi avuto quelle sacche, oggi non sarei qui”, racconta in una intervista a MBNews con la voce carica di emozione.
La sua gravidanza è stata un vero percorso a ostacoli, un viaggio al cardiopalma tra dolori, paure e ospedali. “Facevo esami del sangue per la compatibilità delle sacche ogni due giorni, ho passato un mese ricoverata. Quando ho partorito, ho perso tre litri di sangue. Noi ne abbiamo cinque: ero appesa a un filo”. Quel filo rosso, quello del sangue donato, ha fatto la differenza. “Senza quelle sacche io non sarei qui, avrei potuto perdere la mia bambina o sarebbe potuta nascere con delle malformazioni”.
I medici avevano dipinto un quadro drammatico: due miomi che nel tempo erano diventati sei, il rischio di perdere la piccola, la placenta previa, il timore costante di non farcela. “Alcuni ospedali sono stati freddi, spietati. Mi trattavano come un numero, mi dicevano che non avrei mai avuto mia figlia. Piangevo sempre”. Ma poi è arrivata la svolta. “Quando sono approdata al San Gerardo di Monza, tutto è cambiato. Mi hanno presa per mano, mi hanno fatto sentire accolta, protetta. Erano una grande famiglia. Ci tengo davvero a dire grazie alle dottoresse Anna Locatelli, primaria di ginecologia della struttura, e Irene Cameroni. Loro, insieme all’AVIS, mi hanno fatto il regalo più grande: la possibilità di vivere, essere madre e oggi di stringere mia figlia tra le braccia”.
Il parto è stato un momento al limite tra la paura e la speranza. “Mi dicevano che sarebbe stata necessaria un’anestesia totale, ma io volevo vedere la mia bambina. Ero terrorizzata, alla fine mi hanno fatto l’epidurale”. Poi il miracolo: il 27 giugno è nata Soraya. “Volevamo un nome unico, come è unica lei e questa storia”.
Dietro ogni sacca di sangue c’è un lavoro immenso. È questo il messaggio che Sonia vuole far passare; ed è il messaggio su cui spinge AVIS Monza, che i volti di Sonia e Saraya li ha presentati a tutta la comunità di donatori cittadini in occasione della sua assemblea annuale. C’è la scienza, c’è l’impegno degli ospedali, ma soprattutto c’è la generosità di persone comuni che, senza conoscerla, le hanno donato la vita. “Chi dona il sangue, dona un futuro. Per me e per la mia bambina, quegli sconosciuti sono stati angeli”.