Cosa rivela il crollo sincronizzato di indici azionari e criptovalute

Il ribasso simultaneo tra gli indici azionari e le criptovalute mostra un allineamento sempre più stretto. Volatilità, tassi e incertezza macroeconomica pesano su ogni asset.
Le criptovalute crollano insieme ai future del Nasdaq e del Dow Jones. Un segnale allarmante che rivela quanto sia cambiata la relazione tra mercati tradizionali e digitali.
Crollo simultaneo di azioni e criptovalute
Lunedì nero per i mercati globali. Le criptovalute hanno subito una flessione violenta in apertura di settimana, con Bitcoin che ha perso oltre il 7% in poche ore, trascinando con sé l’intero settore. Ma a preoccupare è stato soprattutto un elemento: la discesa dei prezzi non si è fermata all’universo digitale, bensì ha coinciso con l’apertura negativa anche dei future sul Nasdaq e sul Dow Jones. Il risultato è un crollo sincronizzato che mette in luce la crescente correlazione tra gli asset ad alto rischio. Ciò che un tempo veniva visto come un segnale di indipendenza dei mercati crypto oggi appare invece come un legame sempre più stretto con la finanza tradizionale, specie nei momenti di tensione macroeconomica. Il peggioramento dell’outlook globale, dovuto alle incertezze sui tassi di interesse, all’inflazione persistente e a possibili revisioni al ribasso nella crescita USA e globale, ha colpito senza distinzione sia le tech stock che i principali asset digitali.
C’è una nuova correlazione tra criptovalute e Nasdaq?
Negli ultimi anni si è discusso molto della correlazione tra il prezzo di Bitcoin e l’andamento del Nasdaq, indice fortemente esposto ai titoli tecnologici. Durante alcune fasi del ciclo 2021-2023 si è registrata una netta convergenza: quando i titoli tecnologici salivano, anche Bitcoin e altcoin mostravano rialzi marcati, mentre nelle fasi di sell-off la discesa era altrettanto sincrona. A partire dalla seconda metà del 2023, però, questa correlazione sembrava essersi allentata, anche grazie al maggiore interesse istituzionale verso Bitcoin e all’approvazione degli ETF spot. Tuttavia, gli ultimi giorni hanno dimostrato che la vecchia dinamica non è affatto superata. Lunedì, con l’apertura negativa dei future sul Nasdaq e il calo simultaneo di BTC, ETH e delle principali altcoin, il legame tra tecnologia e criptovalute è tornato evidente. Questo avvicinamento è in parte spiegabile con il comportamento degli investitori istituzionali, che oggi dominano anche il comparto crypto. Di fronte a uno scenario di rischio macroeconomico o geopolitico, tendono a liquidare le posizioni più volatili rifugiarsi in strumenti a basso rischio come i Treasury.
Inflazione, tassi e paura
La causa scatenante del ribasso simultaneo tra azioni e crypto può essere ricondotta all’inflazione americana e al timore che la Federal Reserve mantenga i tassi alti più a lungo del previsto. Nonostante i segnali positivi registrati nei primi mesi del 2024, le recenti dichiarazioni dei membri della Fed hanno riacceso i dubbi su un possibile slittamento dei tagli. Alcuni analisti temono addirittura che il primo intervento di politica monetaria espansiva possa arrivare solo verso fine anno, mentre i mercati ne avevano prezzati tre nel corso del 2024. In questo contesto, anche gli indici azionari — che avevano raggiunto nuovi massimi storici — sono entrati in modalità di correzione. Le crypto, tradizionalmente più reattive ai cambiamenti di umore del mercato, hanno anticipato la discesa con un crollo repentino e marcato.
Criptovalute ancora considerate asset ad alto rischio
Nonostante l’evoluzione dell’ecosistema e l’approvazione degli ETF spot su Bitcoin, le criptovalute vengono ancora percepite come asset ad alto rischio. Questa percezione si traduce in comportamenti molto più volatili nei momenti di incertezza. A fronte di dati macro negativi o segnali di rallentamento economico, gli investitori tendono a ridurre l’esposizione proprio sugli asset più volatili e speculativi, tra cui le criptovalute. In passato, il settore crypto ha cercato di proporsi come “bene rifugio alternativo” e “oro digitale”. Tuttavia, nei fatti, continua a comportarsi come un asset ciclico, legato all’andamento dei mercati globali e alla propensione al rischio.
La reazione dei principali token
Il calo non ha risparmiato nessuno, da Bitcoin sceso sotto quota 80.000$, perdendo circa il 7% in poche ore a Ethereum, che ha sfondato al ribasso il livello dei 3.300$, con un drawdown simile. Da segnalare anche le significative flessioni di Solana, Avalanche, Cardano e altre altcoin hanno registrato cali dal 10% e il 15%, a dimostrazione della maggiore fragilità dei token meno capitalizzati. Quando la pressione di vendita si intensifica, sono proprio gli asset più speculativi ad andare incontro alle perdite maggiori, spesso amplificate anche dal deleveraging di posizioni a leva.
Un’opportunità nascosta per chi investe con logica
Se da un lato il ribasso sincronizzato può spaventare, dall’altro rappresenta anche un’occasione per chi adotta una visione strategica di lungo periodo. La storia del mercato delle criptovalute ci insegna che i momenti di panico sono spesso seguiti da rimbalzi decisi. In particolare, quando il contesto macro diventa più chiaro e tornano gli stimoli, gli investitori ricominciano a cercare rendimento e ad allocare capitale verso gli asset con maggiore potenziale. Progetti solidi, con tecnologia avanzata, ecosistemi attivi e una community forte, tendono a riprendersi prima degli altri.
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