Dall’Afghanistan ad Haiti, la ginecologa Natalia Russo in prima linea a sostegno delle donne

Operatrice di Medici senza Frontiere, la dottoressa residente a Monza racconterà la sua esperienza sabato prossimo alla Casa delle Donne di Desio.
In Afghanistan tra i talebani, ad Haiti tra le bande criminali, nello Yemen. Tre zone “calde” del pianeta, dove la ginecologa monzese Natalia Russo ha prestato servizio come operatrice umanitaria di Medici Senza Frontiere. Periodicamente, la dottoressa lascia il suo lavoro all’ospedale di Carate Brianza per recarsi tra le popolazioni più in difficoltà del mondo. “E’ una scelta che ho fatto anni fa, quando studiavo all’Università. Seguivo con interesse le attività di persone come Gino Strada o Carlo Urbani e desideravo seguire il loro esempio”. Il desiderio si è subito concretizzato e Natalia Russo ha iniziato a fare esperienza in diverse parti del mondo con varie ong, finché non ha conosciuto Medici Senza Frontiere. Con questa organizzazione, è stata nel 2021 in Afghanistan per 6 mesi, nel 2023 nello Yemen per 3 mesi e lo scorso anno ad Haiti, per altri 3 mesi.

In Afghanistan
In Afghanistan la dottoressa brianzola ha lavorato presso l’ospedale di Khost, nella zona est del Paese, al confine col Pakistan. La struttura offre assistenza gratuita alle donne e ai neonati. “In quell’ospedale – ci racconta – c’è il reparto di maternità più grande dell’Afghanistan, con 2mila parti al mese. E’ un centro di riferimento per tutto il Paese”. L’ospedale è in parte gestito da Medici Senza Frontiere, in parte dal governo. “Lo scopo dell’associazione è quello di formare il personale locale, per rendere il progetto sempre più autonomo. Quando ho lavorato nella struttura, c’erano 359 operatori sanitari afghani e 12 occidentali”. La situazione è molto complessa. “Si lavora sempre in emergenza – spiega la ginecologa – La mortalità è altissima. Le donne hanno molta difficoltà nell’accedere alle cure: subiscono violenze, non fanno controlli medici, non sono abituate a decidere per sé stesse. Solitamente, è l’uomo che decide: il consenso alle cure viene dato dall’uomo. Se non c’è il marito, la donna viene accompagnata in ospedale da altri parenti uomini. A volte, ci capita di dover dialogare con i fratelli più piccoli della paziente o con gli altri suoi figli”.

I talebani
In Afghanistan la situazione è resa ancora più complicata dalla presenza dei talebani. “La nostra presenza è accettata dai talebani. C’è un lavoro diplomatico molto importante da parte di Medici Senza Frontiere. Intorno all’ospedale, non ci sono guardie armate. L’azione diplomatica dell’organizzazione per cui lavoro è continua”. In ospedale arrivano i talebani. “Abbiamo a che fare anche con loro”.

La sicurezza
Difficili le condizioni di lavoro, in Afghanistan come nello Yemen. Qui la ginecologa monzese ha prestato servizio presso l’ospedale di Abs, che registra circa un migliaio di parti al mese. In questi due Paesi, l’attenzione alla sicurezza è molto elevata. “Noi operatori umanitari non usciamo mai dall’ospedale. In Afghanistan, sono stata ospitata in un’area dentro l’ospedale. Nello Yemen vivevo in un appartamento. Ma non sono mai uscita per la strada. L’unico viaggio che ho fatto è stato quello da e per l’aeroporto”.

Ad Haiti
Molto complessa anche la situazione ad Haiti. Un Paese povero e nel caos, dove regnano le bande criminali. “Lì non ci sono interlocutori – spiega Natalia Russo – Siamo molto in difficoltà. Ad Haiti impera la violenza. Sono state prese d’assalto anche delle ambulanze e ci sono state delle vittime”. Haiti è un Paese isolato. “I confini sono chiusi: per raggiungere l’ospedale, sono arrivata con un elicottero dell’Onu partito da Santo Domingo”. Anche le donne che devono partorire hanno paura a percorrere la strada verso l’ospedale. “Molte di loro preferiscono arrivare in ospedale via mare piuttosto che via terra. Il viaggio diventa più lungo, ma è più sicuro”. Anche qui, come in Afghanistan e nello Yemen, le donne hanno difficoltà di accesso alle cure. “Quando arrivano in ospedale, sono sfinite”. Molte donne soffrono anche di problemi psichiatrici. “Vivono situazioni estreme: alcune sono rifugiate e hanno perso parenti”. Il Paese è allo sbando. “I confini chiusi non permettono l’arrivo di medicinali e questo è un grande problema. Nel reparto maternità, per esempio, non abbiamo le sacche di sangue per le trasfusioni. Le poche che ci sono vengono messe a disposizione dell’ospedale della capitale per curare i feriti aggrediti dalle bande criminali”.

L’incontro alla Casa delle Donne di Desio
Racconti di situazioni inimmaginabili. Natalia Russo porterà la sua testimonianza sabato prossimo 12 aprile alle 18 alla Casa delle Donne di Desio (Via Lampugnani 80). La serata dal titolo “Donne senza Frontiere”, sarà dedicata alla preziosa attività di Medici Senza Frontiere. Ci sarà anche un aperitivo a sostegno dell’associazione.
