Goldman Sachs: futuro nero per il dollaro, avanza la dedollarizzazione

L’analisi di Goldman Sachs evidenzia segnali crescenti di dedollarizzazione, tra fuga degli investimenti esteri, aumento dei rendimenti obbligazionari e crisi di fiducia nelle istituzioni statunitensi.
Secondo Goldman Sachs, la dedollarizzazione sta accelerando mentre gli investitori esteri si allontanano dai titoli USA. Il dollaro rischia di perdere il suo ruolo dominante nei mercati globali.
L’analisi di Goldman Sachs evidenzia un’accelerazione senza precedenti del processo di dedollarizzazione, un fenomeno che pone sfide strutturali per le operazioni valutarie degli Stati Uniti. L’aumento dei rendimenti dei titoli del Tesoro, il crescente disinvestimento da parte degli investitori esteri e l’instabilità economica globale stanno minando la posizione dominante del dollaro statunitense. Questo riequilibrio economico, guidato da dinamiche geopolitiche e finanziarie, suggerisce che il dollaro potrebbe perdere la sua supremazia nei prossimi mesi, con implicazioni profonde per i mercati globali e l’economia statunitense.
La dedollarizzazione si intensifica tra fuga di capitali e difficoltà interne

La dedollarizzazione non è un fenomeno nuovo, ma il ritmo con cui si sta manifestando rappresenta una svolta significativa. Negli ultimi anni, paesi come Cina, Russia e India hanno intensificato gli sforzi per ridurre la dipendenza dal dollaro, promuovendo accordi commerciali in valute locali e diversificando le loro riserve valutarie.
Le ricerche di mercato condotte nel primo trimestre del 2025 rivelano una divergenza senza precedenti tra il valore del dollaro statunitense e i rendimenti dei titoli del Tesoro. Questo andamento anomalo, che si verifica solo in periodi di gravi perturbazioni economiche, richiama alla mente crisi come quella finanziaria del 2008.
I giganti di Wall Street lanciano l’allarme
Le principali istituzioni finanziarie di Wall Street hanno espresso preoccupazioni crescenti. Il team di strategia valutaria di Goldman Sachs ha dichiarato: “Le recenti azioni governative inducono i mercati a mettere in discussione sia il quadro di gestione che la legittimità strutturale delle istituzioni statunitensi”.
Gli strateghi di HSBC hanno aggiunto un ulteriore elemento di cautela: “L’elevata incertezza sulla politica economica statunitense crea ostacoli alla ripresa del dollaro rispetto alle altre valute principali”.
Barclays, in un’analisi provocatoria intitolata “La fine del dollaro come lo conosciamo?”, ha evidenziato come le recenti dinamiche di mercato stiano favorendo un’ascesa dell’euro.
Nel primo trimestre del 2025, l’euro ha guadagnato il 5,2% rispetto al dollaro, un movimento che riflette non solo la forza dell’economia europea, ma anche una crescente sfiducia nel sistema finanziario statunitense.
Gli investitori privati guidano l’esodo dai titoli del Tesoro
Un cambiamento epocale sta avvenendo nella composizione degli investitori che detengono titoli del Tesoro statunitensi. Tradizionalmente, le banche centrali erano i principali acquirenti di questi titoli, considerati un’ancora di stabilità. Tuttavia, nel 2025, gli investitori privati esteri hanno superato le banche centrali, creando un nuovo rischio di mercato.

Composizione degli investitori esteri nei titoli del Tesoro
Secondo i dati del Dipartimento del Tesoro, a gennaio 2025 gli investitori esteri detenevano asset per un valore di 8,5 trilioni di dollari, di cui 3,8 trilioni da banche centrali e 4,7 trilioni da fondi privati. Questo rappresenta un’inversione rispetto a dieci anni fa, quando le banche centrali detenevano 2 trilioni di dollari, superando il settore privato.
La crescente presenza di investitori privati, come fondi pensione e hedge fund, introduce una dinamica di mercato più speculativa, con vendite rapide in risposta a segnali di instabilità.
Segnali storici di dedollarizzazione
I mercati finanziari stanno inviando segnali chiari di dedollarizzazione. Il rendimento dei titoli del Tesoro a 30 anni ha registrato il maggiore rialzo settimanale dal giugno 1982, con un aumento di 48,5 punti base in una sola settimana di marzo 2025. Parallelamente, il dollaro statunitense ha perso il 3% rispetto a un paniere di valute principali, un evento raro che si verifica solo in contesti di crisi sistemica. Le attività finanziarie negli Stati Uniti, che sostengono il sistema finanziario globale, hanno registrato una diminuzione di valore nei decenni precedenti. I primi segnali di dedollarizzazione dovrebbero essere monitorati dagli investitori di tutto il mondo, ma al momento non è possibile confermare la permanenza.
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