Il ministro Giorgetti sostiene che le stablecoin sono più pericolose dei dazi

17 aprile 2025 | 14:26
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Il ministro Giorgetti sostiene che le stablecoin sono più pericolose dei dazi

Al Salone del Risparmio 2025, il Ministro dell’Economia lancia l’allarme sulle criptovalute statunitensi e sollecita un rafforzamento dell’euro digitale e della previdenza complementare.

Al Salone del Risparmio 2025, il Ministro Giorgetti evidenzia i rischi delle stablecoin statunitensi, sottolineando la necessità di potenziare l’euro digitale e riformare la previdenza complementare per salvaguardare l’economia europea.

Giorgetti ha affrontato con tono diretto uno dei temi più delicati del momento: l’ascesa delle stablecoin denominate in dollari. Definendole una questione “più pericolosa dei dazi”, queste criptovalute per Giorgetti rischiano di compromettere l’equilibrio del sistema monetario internazionale, riducendo la sovranità economica dei Paesi che le adottano in modo del tutto passivo.

Le conseguenze dei dazi commerciali per il ministro Giorgetti

Il ministro ha evidenziato come oggi il dibattito economico si concentri giustamente sulle conseguenze dei dazi commerciali, ma ha sottolineato che «è ancora più pericolosa la nuova politica relativa alle criptovalute». Il riferimento non è casuale: l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha più volte espresso una visione favorevole verso le criptovalute e, di recente, ha annunciato l’intenzione di costituire una vera e propria “riserva strategica di criptovalute”, comprendente asset come Bitcoin ed Ethereum.

Nel contesto di un potenziale Genius Act, il progetto statunitense mira a legittimare su scala globale l’utilizzo di questi strumenti anche da parte dei risparmiatori comuni, offrendo loro accesso a mezzi di pagamento privi di rischio e altamente accettati, anche senza l’intermediazione di una banca. Una rivoluzione che, secondo Giorgetti, potrebbe attrarre non solo cittadini di Paesi con valute instabili, ma anche europei, specialmente se l’Unione non riuscirà a offrire un’alternativa credibile come l’euro digitale.

Cosa sono le stablecoin e perché preoccupano

Le stablecoin sono una particolare categoria di criptovalute il cui valore è ancorato a un’attività stabile, in genere una valuta fiat, cioè una moneta fiduciaria a corso legale, come il dollaro statunitense. A differenza di Bitcoin o Ethereum, il cui prezzo può oscillare fortemente nel giro di poche ore, le stablecoin puntano alla stabilità, rendendole ideali come mezzo di pagamento quotidiano o riserva di valore.

Tra le stablecoin più note ci sono Tether (USDT), USD Coin (USDC) e Dai (DAI). Esse offrono ai loro utenti l’efficienza delle criptovalute — transazioni rapide, costi ridotti, anonimato — mantenendo al contempo un valore prevedibile. Tuttavia, proprio questa combinazione le rende potenzialmente dirompenti. Rappresentano infatti strumenti alternativi alle valute nazionali, senza essere soggetti agli stessi vincoli normativi o di politica monetaria.

Giorgetti teme che un uso diffuso di stablecoin denominate in dollari, anche in Europa, possa indebolire il ruolo dell’euro nei pagamenti internazionali. Ciò porterebbe conseguenze geopolitiche non trascurabili. Un’economia dipendente da monete digitali legate a un’altra area valutaria diventa vulnerabile a shock esterni, politiche monetarie altrui: a un’erosione progressiva della propria autonomia finanziaria.

Il ruolo strategico dell’euro digitale

Il ministro Giorgetti ha ribadito l’urgenza di rafforzare l’euro come valuta di riferimento internazionale, sottolineando il ruolo strategico dell’euro digitale. Secondo il ministro, dotare l’Europa di un sistema di pagamento digitale autonomo, vuol dire ridurre la dipendenza da soluzioni straniere, al fine di tutelare la sovranità economica dell’area euro. L’euro digitale potrebbe offrire ai cittadini europei un mezzo di pagamento sicuro, accessibile e uniforme, evitando che strumenti esteri si impongano nel quotidiano.

Giorgetti ha poi evidenziato come, nonostante nel 2024 la propensione al risparmio delle famiglie italiane sia cresciuta del 9%, i giovani abbiano un atteggiamento diverso verso il risparmio. Le ragioni vanno dai redditi più bassi a una diversa sensibilità culturale. Questo cambiamento rende ancora più rilevante il tema della previdenza complementare, che in Italia continua a crescere ma non ha ancora raggiunto i livelli europei. Secondo il ministro, sarà essenziale promuovere maggiori adesioni per garantire un futuro pensionistico sostenibile, anche attraverso incentivi più mirati.

Educazione finanziaria e previdenza complementare

Nel corso del suo intervento, Giorgetti ha anche toccato il tema della propensione al risparmio. Nel 2024, le famiglie italiane hanno mostrato un incremento del 9%, ma il ministro ha sottolineato come il comportamento delle nuove generazioni stia cambiando. Redditi più bassi e un diverso approccio culturale spingono i giovani a risparmiare meno, o a farlo con strumenti non convenzionali.

In questo scenario diventa centrale il ruolo della previdenza complementare. Nonostante una crescita costante negli ultimi anni, l’Italia resta indietro rispetto ad altri Paesi europei nell’adesione a questi strumenti. Giorgetti invita a cogliere l’opportunità di una maggiore alfabetizzazione finanziaria, capace di indirizzare i risparmi verso soluzioni più efficaci e sostenibili nel lungo periodo. Un obiettivo che non può prescindere dal dialogo tra istituzioni, mercato e cittadini.

Previdenza complementare e crescita nazionale, la posizione di Osnato

Marco Osnato, Presidente della Commissione Finanze della Camera e responsabile economico di Fratelli d’Italia, ha accolto favorevolmente l’intervento del ministro Giorgetti sulla centralità della previdenza privata. «Oltre a tutelare il benessere finanziario dei cittadini, rappresenta un importante strumento di sostegno alla sostenibilità delle finanze pubbliche», ha affermato. Osnato ha poi ricordato l’ordine del giorno da lui presentato e approvato lo scorso ottobre, che impegna il Governo a valutare una riduzione della tassazione sulle plusvalenze degli enti previdenziali privati. L’obiettivo è allineare l’aliquota a quella agevolata prevista per i fondi pensione, laddove gli investimenti abbiano un impatto positivo sulla crescita del Paese.

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