
Il racconto del presidente Elio Lamperti di quando per organizzare una festa bastava telefonare in Comune il giorno prima.
Mezzo secolo di vita per il Gruppo Sportivo Sandamianese, società sportiva e sociale di Brugherio nata quando il quartiere assomigliava ancora a una grande famiglia. Lo scorso fine settimana, il pranzo sociale annuale con circa 140 dei 300 soci è andato in scena con due ciliegine sulla torta: il 50esimo anniversario dell’associazione e i 77 anni del presidente Elio Lamperti, compiuti da poco. Un volontario della prima ora, Lamperti, che racconta la storia di 50 anni di Sandamianese sbloccando ricordi che sembrano arrivare da un’altra epoca. “A fondare la Sandamianese nel 1975 è stato un gruppo di amici – ha spiegato – io sono arrivato un paio di anni dopo. Erano altri tempi, le cose si decidevano al bar, tra un bicchiere e l’altro, anche fino all’una di notte”. Dietro a una società che nei decenni ha portato a casa anche risultati sportivi importanti (un primo posto alla Monza-Resegone; una Serie A sfiorata con la squadra femminile del basket), c’è, di fatto, un gruppo di famiglie del quartiere di San Damiano, un mondo a parte rispetto a Brugherio, soprattutto negli anni 70-80.
Sant’Albino: un po’ rivali, un po’ “l’altra metà”
“Qui si è sempre vissuto bene – dice Lamperti- con quella briciola di rivalità con li amici di Sant’Albino”. Sant’Albino è la frazione di Monza che però, così vicina a San Damiano e lontana dall’abitato di Monza, è sempre stata un po’ “l’altra metà dei sandamianesi”. La Sandamianese ha mosso i suoi primi passi all’insegna dello sport, con i podisti, i ciclisti, e poi lo sci, il basket e la ginnastica. “Oggi abbiamo ancora 5 corsi di ginnastica, podismo e ciclismo e qualche altra attività amatoriale – dice Lamperti – ma la vena sportiva è meno forte, meno competitiva”.
Tra burocrazia e un difficile ricambio generazionale

La società con sede in via Corridoni a San Damiano, d’altra parte, non ha mai avuto una sola anima. L’altra è quella sociale, fatta di legame col territorio, amicizie di quartiere e vicini che organizzano mostre presepistiche e gite fuori porta. O che si rimboccano le maniche per grigliare le salamelle alla tradizionale Festa Paesana che si svolgeva nella bella stagione con quattro salti sulla pista da ballo. L’inflessione della voce di Lamperti tradisce il rammarico: “Purtroppo l’abbiamo dovuta chiudere – spiega – in gran parte per via del Covid. E’ diventato tutto più difficile e la burocrazia rende impossibili cose che un tempo si facevano con semplicità. Per una festa ci vogliono le firme di 5 o 6 uffici, eppure tutti i politici continuano a dire che bisogna ridurre la burocrazia”.
Quando per organizzare una festa bastava una telefonata
Fa sorridere il racconto di Lamperti, presidente della Sandamianese da circa 25 anni, di come andavano le cose decenni fa: “quando volevi organizzare una festa popolare telefonavi in Comune il giorno prima – spiega – ti rispondevano di stare attento e ti davano l’ok”. Protocollo chiuso e festa garantita. Il rammarico del presidente investe però anche altri ambiti: quello del ricambio generazionale, per esempio, “i volontari sono sempre gli stessi, servono giovani ma i giovani non arrivano, fanno fatica a prendere l’impegno. Così rischiamo di doverci fermare prima o poi”. Poi però torna il buonumore dell’uomo d’azione, quello che ha passato una vita a fare il tornitore con l’abilità di riuscire ad aggiustare un po’ qualunque cosa: “a tutto c’è una fine, ma noi cercheremo di mandarla in avanti il più possibile”. Tanti auguri!
