Matteo Della Bordella a DF Sport Specialist: “L’ignoto esiste ed è sostenibile”

L’alpinista e arrampicatore ha raccontato la sua ultima spedizione in Groenlandia che ha portato anche alla realizzazione del film “Odyssea Borealis”.
Parlare di cambiamenti climatici più che una preoccupazione capace di provocare reazioni concrete per ora è quasi una moda diffusa. Eppure c’è chi da tempo ha deciso, anche in virtù del rapporto speciale che ha da sempre con la natura nella sua essenza, di rendere la propria passione, sportiva e non solo, un esempio di sostenibilità. È il caso di Matteo Della Bordella, alpinista, arrampicatore ed esploratore varesino. Che a Bevera di Sirtori nella serata “A tu per tu con i grandi dello sport” presso il negozio DF Sport Specialist, marchio di cui da anni è Ambassador, ha raccontato, attraverso la visione del film “Odyssea Borealis”, la sua ultima spedizione in Groenlandia.
In uno dei posti più reconditi della Terra, dove allo stesso tempo i cambiamenti climatici dimostrano più fortemente i propri effetti negativi e fanno capire quanto c’è di bello ancora da salvare a nostra disposizione, Della Bordella in un viaggio durato complessivamente 35 giorni ha percorso in kayak 300 km di avvicinamento lungo la costa selvaggia tra ghiacci e orsi polari. E poi in condizioni meteo estreme ha scalato i 1200 metri dell’inviolata parete Nord del Droneren.

Ad accompagnare l’alpinista ed esploratore varesino, membro dei Ragni di Lecco e più volte premiato per le sue imprese in montagna in giro per il mondo, c’erano Silvan Schupbach, Alex Gammeter e Symon Welfringer. Con i quali non solo ha condiviso le difficoltà dell’avventura, ma anche l’idea di un approccio “by fair means”, caratterizzato da un alpinismo essenziale, che usa “mezzi leali” e non lascia segni materiali del proprio passaggio.
IL PROGETTO
“Odyssea Borealis, che è diventato un filmato prodotto da Vibram in collaborazione con Ferrino grazie alla regia di Alessandro Beltrame, è stata la più grande avventura che ho vissuto fino ad ora – racconta Matteo Della Bordella al numeroso pubblico del negozio DF Sport Specialist di Bevera di Sirtori – con i miei compagni si è creata una grande sintonia ed armonia, che ci ha permesso di superare tutti gli ostacoli che abbiamo incontrato”.
“In Groenlandia, dove ho lasciato il mio kajak perché spero di tornare ancora, la natura regna sovrana e ti senti fuori dal mondo molto più che in Patagonia, dove però ho potuto scalare pareti davvero incredibili per bellezza e difficoltà – aggiunge – io mi sento più un alpinista che una esploratore, anche se quello che dà più valore ad una spedizione è il viaggio“.

I DETTAGLI
Quel che la spedizione “Odyssea Borealis” ci ricorda con chiarezza e leggerezza è che “in un mondo mappato dalla tecnologia, l’ignoto esiste ancora“. E Matteo Della Bordella, insieme a Silvan Schupbach, Alex Gammeter e Symon Welfringer, lo ha attraversato con l’intento, pienamente riuscito, di scavare il senso profondo del rapporto primordiale tra l’uomo e la natura.
Farlo concretamente non è stato facile. E le immagini, che i quattro esploratori hanno girato in prima persona perché in Groenlandia sono andati senza il sostegno e le attrezzature di una troupe, possono probabilmente restituire solo in parte la forza di quanto è stato vissuto nella realtà.

IL MESSAGGIO
Dai 10 giorni di navigazione in kayak, sul quale ognuno portava anche 35 kg di cibo e 40 di attrezzatura da montagna, nei quali il ghiaccio ad un certo punto impenetrabile, poi il vento a 100 km/h e 60 ore consecutive di pioggia torrenziale non sono riusciti a spegnere la tempra dei quattro alpinisti. Che, infine, dopo altre vicissitudini meteorologiche, sono riusciti a scalare la parete Nord del Droneren soltanto al quinto tentativo.
“In spedizioni di questo tipo non scali solo una parete, ma conosci un posto e lo attraversi con lentezza – conclude Della Bordella nella serata di DF Sport Specialist – della mia esperienza di alpinista e arrampicatore più che vie aperte o imprese compiute mi piacerebbe lasciare l’idea di un modo di vivere l’essenza stessa dell’avventura e segni intangibili di un passaggio”.