Economia

Riders, Gig economy: Cgil Monza Brianza apre una sede dedicata ai “lavoretti”

Il nuovo luogo sindacale, dedicato anche a chi, tramite piattaforme digitali, è pagato a cottimo per fare consegne in bicicletta o scooter, sarà operativo dal 21 settembre in via Monte Oliveto a Monza.

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Viviamo nell’epoca in cui i cosiddetti “lavoretti”, quelli che di solito facevano gli studenti per avere qualche soldo in tasca da spendere nel week-end o per una vacanza, sono diventati trasversali per età anagrafica, genere sessuale e condizioni sociali. Tanto che, ormai da alcuni anni, con lo scoppio della crisi economica, si parla di “gig economy”, espressione inglese che indica un sistema sostanzialmente privo di contratti a tempo indeterminato o prestazioni continuative, dove si lavora on demand. In Italia sono circa un milione le persone che sono impiegate in attività remunerative solo quando c’è bisogno delle loro competenze o abilità.

Un numero notevole di persone che, soprattutto nel settore alimentare e della ristorazione, di solito svolge la mansione di fattorino attraverso una piattaforma digitale, in grado di “registrare” la qualità della sua prestazione e la sua disponibilità, sulla quale riceve e accetta le ordinazioni. Una parte di questi lavoratori sono i cosiddetti ‘riders’, circa 10mila nel nostro Paese, che il più delle volte sono retribuiti a cottimo, ovvero un tanto a consegna.

Una situazione sempre più diffusa anche a Monza e in Brianza. Dove, da tempo, la Cgil ha avviato occasioni di confronto, riflessione ed organizzazione sul tema. In quest’ottica il sindacato ha deciso di aprire dal prossimo 21 settembre una nuova sede in via Monte Oliveto, dedicata proprio alle nuove forme di lavoro e di precarietà, particolarmente quelle che toccano le giovani generazioni. La presentazione ufficiale avverrà il 4 luglio alle 10 presso la sede della Camera del Lavoro di Monza di via Premuda, 17. Pochi giorni dopo, dal 13 al 15 luglio, a Triuggio, si svolgerà la festa dei giovani Cgil, “Macello 120”, giunta alla quinta edizione. Il focus sarà proprio sulla gig economy.

“Dobbiamo essere consapevoli che la negazione dei diritti fondamentali, la svalutazione a volte pesante della dignità del lavoro, avviene quotidianamente in Italia non solo per i riders, ma da anni e anni per centinaia di migliaia di giovani e non giovani – afferma Lino Ceccarelli, Responsabile Nidil (Nuove identità lavoro) e dell’Area Giovani e Lavoro della Cgil di Monza e Brianza (nella foto in basso) – che lavorano in nero nelle campagne sotto la schiavitù del caporalato a 3 euro l’ora (leggi l’articolo), quando va bene, o con finti rapporti di collaborazione e finte partite iva, in tirocini e stage fasulli che nascondono veri e propri rapporti dipendenti sottopagati”.

Se l’utilizzo dei famigerati voucher si è notevolmente ridotto dopo la raccolta firme della Cgil per ottenere il referendum abrogativo, poi saltato per l’intervento legislativo voluto dal governo Gentiloni, la mancanza di diritti e tutele per i lavoratori della gig economy resta una sfida tutta ancora da combattere. Non a caso, proprio in questi giorni il neo Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, nonché vicepremier, Luigi Di Maio, ha incontrato le principali piattaforme della gig economy, da Foodora e Deliveroo, da JustEat a Uber, per incominciare a porre le base di un tavolo di confronto e contrattazione nell’ambito del cosiddetto decreto Dignità. La Regione Lazio, poi, si è portata già avanti su questo fronte. E ha appena approvato, per la prima volta in Italia, una legge per tutelare i lavoratori della gig economy.

“Da tempo abbiamo presentato alle forze politiche la nostra proposta, quella di una Carta dei Diritti Universali del Lavoro – spiega Ceccarelli – una proposta di legge che riconosca diritti e tutele a tutti i lavoratori, indipendentemente dalla qualificazione giuridica del rapporto di lavoro. La previdenza, l’assicurazione, la malattia, la tutela dagli infortuni, la maternità, le ferie, la giusta retribuzione – continua – devono essere riconosciuti a tutte le lavoratrici e lavoratori, a prescindere dalla forma contrattuale”.

Il percorso avviato richiede la proficua collaborazione tra le parti sociali, in primis organizzazioni sindacali e associazioni d’impresa, per raggiungere risultati significativi. Intanto qualche esempio concreto di buone pratiche è già andato in porto. Come nel caso del Contratto Collettivo Nazionale del settore logistica trasporto, merci e spedizione, rinnovato lo scorso 3 dicembre, nel quale è stata inserita per la prima volta la figura del rider.

“Basterebbe dunque, per chi vuol essere in regola con le norme, e a posto con la coscienza, applicare  quel contratto,  coniugando, nel concerto tra aziende e sindacato, il lavoro con la qualità e la sicurezza – sostiene il Responsabile Nidil (Nuove identità lavoro) e dell’Area Giovani e Lavoro della Cgil di Monza e Brianza – serve, comunque, anche un intervento legislativo che garantisca a questi lavoratori le prestazioni previdenziali e assicurative e un potenziamento dei controlli, perché – continua – nessuna riforma potrà davvero migliorare le condizioni di lavoro senza ripristinare un efficiente meccanismo di controllo, da parte degli Ispettorati del Lavoro, che oggi è clamorosamente inadeguato”.

 

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