Economia

Lavoro agile, Cgil Monza e Brianza: “Aumenta la precarietà, ci vogliono diritti per tutti”

Il sindacato di via Premuda vede molti pericoli in un'organizzazione produttiva orientata su fasi e cicli. La soluzione è nell'estendere le tutele a prescindere dalla tipologia contrattuale.

Lino Ceccarelli 2-Cgil-Monza-Brianza (Copia)

Agile indica qualcosa di facile, breve, chiaro. Ma se questo aggettivo viene accostato al lavoro, come si è cominciato a fare con frequenza dall’approvazione delle Legge 81 del 2017 in poi, il discorso cambia radicalmente. E rischia di assumere caratteristiche decisamente poco positive. Tanto che il lavoro agile, per come si sta sviluppando in Italia, sembra contribuire ad aumentare la precarietà e mettere in discussione tutele che dovrebbero essere acquisite.

L’allerta viene lanciata con forza dalla Cgil Monza e Brianza. Che continua a sostenere, a livello locale, la battaglia per la Carta dei Diritti Universali del Lavoro, una campagna capace di raccogliere nel 2016 milioni di firme con l’intento di dare a tutti i lavoratori, a prescindere dalla loro tipologia contrattuale, la previdenza, l’assicurazione, la malattia, la tutela dagli infortuni, la maternità, le ferie, la giusta retribuzione.

Adottare a livello politico nazionale norme in grado di garantire diritti e tutele a tutti i lavoratori è, per il sindacato di via Premuda a Monza, un’urgenza sempre più impellente. “Oggi si sta imponendo un’idea diversa del lavoro rispetto alla distinzione tradizionale tra dipendente subordinato, lavoro parasubordinato e lavoro autonomo” afferma Lino Ceccarelli (nella foto in basso),Responsabile Nidil (Nuove identità lavoro) e dell’Area Giovani e Lavoro della Cgil di Monza e Brianza.

 

“Un’idea che, come spiega anche l’art.18 della legge 81 del 2017, considera il lavoro un’organizzazione fondata sul risultato con fasi, cicli e obiettivi – continua –  non più la semplice possibilità di lavorare a distanza o l’esigenza di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro”.

Se il provvedimento legislativo avente per oggetto il cosiddetto “lavoro agile” fu voluto dall’allora governo Renzi nell’ambito di politiche del lavoro dall’impatto sociale come la riforma degli ammortizzatori sociali, l’introduzione della DIS-COLL, la disoccupazione dei collaboratori, cioè dei lavoratori parasubordinati e la flat tax per le giovani Partite IVA, le conseguenze di questa nuova organizzazione del lavoro rischiano di andare verso una strada indesiderata da molti. In primis dai lavoratori che dovrebbero, in teoria, beneficiarne.

“E’ facile immaginare che un dipendente, che lavora soprattutto fuori sede e in orari flessibili e con carichi di lavoro variabili, sarà sempre più un collaboratore e sempre meno un dipendente vero e proprio – avverte Ceccarelli – ciò rende urgente la ridefinizione delle tutele del lavoro, ma rispetto a questo la politica balbetta, come è evidente per la questione dei riders (leggi l’articolo)”.

Ecco perché, per la Cgil Monza e Brianza, è necessario porre molta attenzione sul lavoro agile, anche conosciuto come smart working. “Questo tipo di lavoro che si adatta facilmente ai nostri bisogni, alle nostre esigenze, alle nostre capacità oggi, e ancora per molto a venire, rimane una possibilità reale solo per una minoranza – sostiene il Responsabile Nidil e dell’Area Giovani e Lavoro – l’Italia è la seconda manifattura d’Europa e, anche quando parliamo di servizi, sono ancora caratterizzati soprattutto dalla fatica umana”.

“Per questo – continua – dire che le nuove tecnologie stanno cambiando per tutti la produzione e l’organizzazione del lavoro è falso e significa negare lo sfruttamento delle lavoratrici e i lavoratori dei settori dei servizi alla persona, del commercio e della logistica”. L’impressione del sindacato di via Premuda, insomma, è che l’Italia, in particolare, abbia affrontato questi dieci anni di crisi perdendo l’ennesima occasione di investire sulla modernizzazione del suo sistema produttivo, riuscendo, invece, a galleggiare solo comprimendo i diritti dei lavoratori.

“Strada sbagliatissima, perché nel mondo della globalizzazione si trova sempre qualcuno che costa meno di te, come dimostrano le continue chiusure per delocalizzazione all’estero – afferma Ceccarelli – il cambiamento in atto non lo vogliamo subire, lo vogliamo governare, cioè contrattare insieme ai datori di lavoro e, per questo, la Cgil da anni elabora ricerche, produce studi e forma i suoi dirigenti affinché i nuovi modelli di organizzazione del lavoro, quale quello agile in generale,  siano patrimonio di tutto il sindacato”.

Salire nel modo giusto sul treno delle novità del mercato del lavoro è per l’Italia ancora possibile. Ma è la politica a doversi dare una scossa. “E’ ora che le lavoratrici e i lavoratori rilancino la lotta sindacale per migliorare le loro condizioni – afferma il Responsabile Nidil e dell’Area Giovani e Lavoro della Cgil Monza e Brianza – lo ha fatto di recente il pubblico impiego, i servizi, i trasporti, il 14 giugno è la volta dei metalmeccanici. Non ci fermeremo!”.

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