Sociale

Cooperativa La Meridiana, l’ex direttore Roberto Mauri ci racconta 45 anni di attività

Da sempre anima della storica realtà monzese del Terzo settore, Roberto Mauri, ora presidente della Cooperativa, nell'intervista ad MBNews, si lascia andare ai ricordi, ma guarda anche al futuro.

roberto mauri coop la merdiana

L’energia non si crea né si distrugge, ma si trasforma. È il primo principio della termodinamica, ma può essere applicato anche al sociale, un ambito apparentemente lontano dalla fisica. Di sicuro una sorta di legge di conservazione dell’energia è alla base dell’attività della Cooperativa “La Meridiana”. Che, nata a Monza nel 1976 come associazione di volontariato per offrire servizi per il benessere degli anziani, oggi è costituita da due cooperative sociali con 95 soci, 94 volontari e 320 fra dipendenti, professionisti e consulenti.

In questo periodo, con la nomina di Fulvio Sanvito come Direttore Generale al posto di Roberto Mauri che, dopo 45 anni di servizio, ormai pensionato, lascia la direzione della Meridiana per assumere la Presidenza della Cooperativa, la storica realtà monzese del Terzo settore sta vivendo una fase di passaggio.

Lo scopo, in una sorta di staffetta generazionale, è, appunto, di cambiare la forma, ma non la sostanza dell’impegno profuso nei suoi 45 anni di attività. Come spiega, in quest’intervista ad MBNews, lo stesso Roberto Mauri. Che ritorna con la memoria agli inizi di un’opera di volontariato diventata un ambizioso progetto.

E, allo stesso tempo, nelle nuove vesti di Presidente de La Meridiana,  che gestisce 9 realtà tra Centri di aggregazione, Centri diurni integrati, alloggi ed appartamenti protetti, il Villaggio Alzheimer Paese Ritrovato, la Rsa San Pietro, Rsd San Pietro e l’Hospice San Pietro, guarda avanti a come le strutture dedicate agli anziani, anche con il supporto e le risorse delle istituzioni pubbliche, dovrebbero cambiare nel prossimo futuro.

Dottor Roberto Mauri, partiamo dall’oggi. Fulvio Sanvito ha preso il suo posto nel ruolo di Direttore Generale della Cooperativa La Meridiana di Monza. Quali motivazioni hanno portato a questa decisione e quali saranno ora, da Presidente, i suoi compiti?

È giunto il momento di un cambio generazionale nella Cooperativa. Ci stiamo lavorando da due anni, anche perché nel Terzo settore questo passaggio crea spesso sconquassi. Nell’ottica di affidare ai cinquantenni la guida de La  Meridiana è stato scelto Sanvito come Direttore Generale. Io continuerò ad essere presente finché potrò. Il mio ruolo ora sarà più orientato alla strategia, alla prosecuzione dei valori che hanno caratterizzato la nostra attività sin dall’inizio, al rapporto con le istituzioni e alla raccolta fondi.

Torniamo agli albori della Cooperativa La Meridiana. Come è nata l’idea di dedicarsi agli anziani?

Nel 1976 eravamo una ventina di ragazzi tra i 16 e i 20 anni che seguivano le attività di oratorio della parrocchia di San Biagio a Monza. Animati dalla voglia di fare qualcosa di concreto, inizialmente da volontari, ci prestiamo ad aiutare gli anziani in diverse cose pratiche, dalla manutenzione al trasporto del legno. Con il passare degli anni ci rendiamo conto che la solitudine degli anziani e le loro esigenze richiedevano uno sforzo in più.

A quel punto da volontari come diventati professionisti nell’assistenza delle persone fragili, anziani in particolare?

Ci costituiamo in associazione e nel 1983, su nostra richiesta, il Comune di Monza ci affida la gestione professionale del Centro diurno integrato Costa Bassa. È la prima struttura di questo tipo in Italia. Diventa un modello di riferimento, tanto che oggi solo in Lombardia ci sono 300 Centri diurni. Per noi, che eravamo inizialmente solo un gruppo di volontari, è la svolta.

Io, che nei primi tempi lavoravo ancora nel campo dell’aeronautica, mi dedico, insieme ad altri, soltanto al Terzo settore. La Cooperativa La Meridiana dal 1988 al 1996 gestisce la casa di riposo Villa Serena, poi fagocitata dall’Ospedale San Gerardo, quindi nel 2001 nasce la Residenza San Pietro. Da allora la nostra crescita è continuata.

In oltre 40 anni di attività, quale è stato il momento più difficile che ha vissuto la Cooperativa La Meridiana?

Sicuramente il più complicato è stato la chiusura di Villa Serena, che era la storica casa di riposo di Monza. Quando la proprietà è passata dal Comune all’Ospedale San Gerardo, è stato deciso di utilizzarla per altri scopi. A nulla è valso raccogliere oltre 25mila firme di cittadini monzesi per scongiurare la chiusura di Villa Serena. Gli anziani sono stati spostati in diversi centri e strutture e, per noi, è stata davvero una sofferenza dover, per l’unica volta nella nostra storia, ridurre il personale.

E quale il momento più bello?

 Le soddisfazioni sono state davvero tante. Dall’inaugurazione della Rsa San Pietro a quella, più recente, del Villaggio Alzheimer Paese Ritrovato, una struttura che, come nella nostra tradizione, segue un percorso innovativo ed è attualmente unica in Italia. In un settore che si occupa dei bisogni degli anziani, ci auguriamo che se si individua una risposta che funziona, si possa investire su di essa e renderla un modello replicabile.

Nel vostro costante tentativo di trovare soluzioni adeguate, di cui Isidora, l’innovativo canale tv che si prende cura degli anziani fra le mura di casa, è uno degli esempi, nello scorso gennaio ci aveva parlato della partecipazione della Cooperativa La Meridiana ad una ricerca del Dipartimento di Sociologia dell’Università Cattolica di Milano per vedere come, anche alla luce del Covid-19, devono cambiare le Rsa. Cosa è emerso?

Bisogna rendere gli ambienti e le strutture più funzionali e al servizio delle persone. Purtroppo nemmeno il Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) prevede risorse importanti in questa direzione. Vanno sburocratizzate una serie di funzioni che nel corso degli anni sono aumentate e vengono svolte dalle Rsa, bisogna rimettere al centro il voler bene alle persone. Le strutture dedicate agli anziani non devono restare isolate, anche perché le richieste sanitarie e di residenza alberghiera sono destinate ad aumentare nei prossimi anni.

Di fronte agli scenari del prossimo futuro quale deve essere il ruolo delle istituzioni pubbliche?

Devono capire che si deve mettere a sistema un modello di accompagnamento e presa in carico dell’anziano. Devono farsi carico di questo problema, che non può ricadere soprattutto su chi lavora nel Terzo settore e sulle famiglie. Se gli oneri amministrativi sono centuplicati, se gli anziani sono sempre più compromessi dal punto di vista della salute, se la richiesta di privacy e personalizzazione del servizio aumenta, non è possibile che Regione Lombardia investa in questo ambito le stesse risorse di 20 anni fa. Le istituzioni pubbliche devono anche essere un punto di accettazione e di accoglienza in grado di smistare poi ai vari enti di riferimento.

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