Ambiente

Seveso, biciclettata al Bosco delle Querce per non dimenticare l’Icmesa #Fotogallery

È stato elaborato un "Percorso della memoria" con l'ausilio di cartelli per ricordare quel 10 luglio 1976 che rese Seveso tristemente celebre nel mondo.

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Una mattina per ricordare quel 10 luglio 1976 che rese Seveso tristemente celebre nel mondo: domenica 6 luglio, pochi giorni prima del 38esimo anniversario dell’incidente che portò alla fuoriuscita di una nube di Tcdd (diossina),  una camminata/biciclettata tra il Bosco delle Querce di Seveso e Meda e il Parco della Brianza centrale, a Seregno, ha ripercorso, insieme ai chilometri, il racconto della catastrofe ambientale. Nonostante il tempo incerto, erano una ventina i partecipanti all’iniziativa organizzata da Bosco delle Querce, Insieme in rete, Comitato per il Parco regionale della brughiera, e dal Comitato per l’ampliamento del Parco della Brianza centrale. 

I cartelli sono tradotti anche in inglese, per i visitatori stranieri (che sono più di quanto possiate immaginare)

I cartelli sono anche in inglese

«È stato elaborato un “Percorso della memoria” con l’ausilio di cartelli che spiegano la vicenda – racconta Massimiliano Fratter, presidente del Bosco delle Querce, che nel corso della visita si è soffermato sull’aspetto sociale del dramma con cui la comunità sevesina ha dovuto (e tuttora deve) fare i conti. Cogliendo l’occasione per citare una frase dello storico Edward Carr, “Conoscere il passato per conoscere il presente, e prendere decisioni”, prosegue -: I cartelli hanno avuto una gestazione lunga e complessa: sono stati elaborati con esperti e comuni cittadini, con l’aiuto di un assistente sociale, uno psicoterapeuta ed un sociologo. Alla fine i testi furono sottoposti alla comunità per eventuali osservazioni: queste furono tante e tali da far decidere per la costruzione di un 11esimo pannello, inizialmente non previsto, che le potesse contenere tutte».

Seveso è famosa perché quello dell’Icmesa fu il primo incidente noto, seguito nel decennio successivo da altre due catastrofi ambientali di portata anche maggiore: Bhopal, nel 1984, e Chernobyl, nel 1986. Il Bosco delle Querce sorge oggi su quella che nei giorni successivi all’incidente era stata definita zona A, la più inquinata. A memoria di quella “calda giornata di luglio” è rimasto solo un albero: «Non una quercia, come molti potrebbero immaginare – scherza Fratter -, ma un pioppo». E d’altra parte il nome del parco non deve stupire: la quercia è una pianta tipica di queste zone.

Il prato delle farfalle

Il prato delle farfalle

Il Bosco delle Querce, simbolo della volontà di ricostruzione e rinascita, con l’obiettivo di una maggiore consapevolezza ambientale, resta tuttavia un parco di origine antropica: completamente creato dall’uomo, non ha nulla di naturale. «Per questo – continua Fratter – ora stiamo studiando con Ersaf un progetto di naturalizzazione per limitare la zona “artificiale”, come è già avvenuto per il “prato delle farfalle”, un’area dove i visitatori non hanno accesso e che lasciamo a se stessa, senza nemmeno tagliare l’erba: una vera e propria oasi naturale». Nelle intenzioni dei curatori del parco, sempre più aree saranno simili al “prato delle farfalle”, diventando riserve preziose per la fauna locale: già ad oggi le specie di uccelli che si trovano nel parco sono aumentate considerevolmente.

Si è usciti poi dalla ex area A, e si è arrivati alla ex area B (zona di rispetto), dove dovrebbero cominciare i lavori di Pedemontana: «Se quella che era l’area A ormai è completamente bonificata, l’area B è stata meno controllata, e ora, paradossalmente, si rivela più inquinata – ammonisce Fratter -: per questo gli scavi di Pedemontana in questa zona sarebbero un disastro». Una seconda ferita che, ricorda Gianni Del Pero di Insieme in Rete (l’uomo al centro vestito di bianco nella foto di apertura, ndr), «Investirebbe proprio questi territori già drammaticamente colpiti, con il rischio di riportare di nuovo in circolo le sostanze pericolose che attualmente stanno “dormienti” nei terreni in prossimità del tracciato della prevista Pedemontana». Se ne parlerà, ricordando quel sabato del luglio ’76 , giovedì alle ore 18.00, al Centro visite del Bosco delle Querce, in via Ada Negri. All’incontro intitolato “Diossina e Pedemontana: il valore della memoria per quale futuro?” interverranno anche il sindaco di Seveso Paolo Butti e Alberto Colombo di Insieme in Rete.

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