L'evento

Lissone, a Bicimania la storia di Alessandro Ballan tra ciclismo e vita

L'ex corridore veneto, ritiratosi dall'attività agonistica nel 2016, ha raccontato la sua carriera. Tra le soddisfazioni principali la vittoria al Giro delle Fiandre e il titolo di Campione del mondo.

Da sin. Ballan, Longoni, Della Porta e Zamboni

Lissone. Il ciclismo è da sempre considerato uno sport di fatica. Per i sacrifici che richiede negli allenamenti di tutti i giorni, ma anche per le numerose rinunce nella vita quotidiana. È stato così anche per Alessandro Ballan, ciclista professionista dal 2004 al 2016, vincitore nel 2007 del Giro delle Fiandre, una delle cinque “classiche monumento” e nel 2008 del Campionato del mondo in linea sul circuito di Varese.

L’ex corridore veneto, ospite del negozio Bicimania di Lissone per il ciclo “A tu per tu con i grandi dello sport”, in una serata organizzata da DF Sport Specialist, si è lasciato trascinare dall’onda dei ricordi di una carriera lunga, ricca di soddisfazioni, ma anche di momenti difficili.

Ballan, classe 1979, oggi rimasto nel mondo delle due ruote anche con l’azienda ABUS per sviluppare i loro caschi nello stabilimento produttivo a Camisano Vicentino, ha superato tutto con la forza delle tradizioni contadine della sua famiglia e il supporto fondamentale della moglie e delle due figlie, vicine anche quando, per gareggiare in giro per il mondo, passava metà dell’anno lontano da casa.

LA CARRIERA

Il nome di Alessandro Ballan, nativo di Castelfranco Veneto, in provincia di Treviso, è indissolubilmente legato prima di tutto al titolo iridato di ciclismo su strada vinto quindici anni fa.

“Quella vittoria mi ha cambiato la vita, una giornata davvero perfetta – racconta il corridore veneto dialogando con lo speaker sportivo, Luca Della Porta – la squadra dell’Italia era lì per provare a far vincere il terzo titolo mondiale consecutivo a Paolo Bettini, ma nella mia testa era permesso sognare e la sera prima sono andato a dormire immaginando quel che è poi successo”.

La fuga di Ballan a circa 3 chilometri dal traguardo, rivissuta nel negozio Bicimania anche con le immagini della diretta Rai del 2008, si è rivelata irresistibile per tutti gli avversari. E le braccia alzate sul traguardo di Varese furono il coronamento di anni di sacrifici ed impegno.

L’altro ricordo che ancora emoziona l’ex ciclista originario di Castelfranco Veneto è il successo al Giro delle Fiandre nel 2007. “Partivo con i galloni da capitano della squadra e avevo gli occhi di tutti addosso – spiega Ballan – la notte prima non ho dormito e per i primi 250 chilometri ho patito la stanchezza. Poi, però, con l’aiuto dei compagni, ho recuperato su Cancellara, che era scattato ai 30 chilometri dal traguardo, sono riuscito ad andare in fuga e ho vinto in volata sul belga Leif Hoste”.

LA FATICA

Al di là degli acuti, Ballan, che ha passato gli anni migliori della sua carriera nella Lampre di Giuseppe Saronni, ha sempre mostrato una continuità di rendimento invidiabile. Lo dimostrano il 6° posto al Giro delle Fiandre nel 2005 e il 5° posto nel 2006, sempre nella stessa corsa. O ancora la vittoria nel 2007 alla Vattenfall Cyclassics di Amburgo e i due 5° posti alla Parigi-Roubaix nel 2007 e 2008.

Dietro tutto questo, però, non c’è solo un duro allenamento e una disciplina quasi da “eremita”, che rende difficile perfino andare a fare spesa al centro commerciale o giocare con le figlie. C’è la persona Alessandro Ballan, capace di emergere in uno sport difficile fino a raggiungere il vertice.

“Con il ciclismo ho iniziato a 8 anni insistendo con mio papà che, non potendo comprare una bicicletta nuova, ne fece mettere a posto una molto vecchia – racconta l’ex corridore veneto – dopo la morte di mio padre, quando avevo 16 anni, per 3 anni andavo in bici, studiavo da geometra e aiutavo la famiglia a portare avanti l’azienda agricola”.

Con basi così solide, Ballan è prima emerso tra i dilettanti, dove arriva a 19 anni e in sei stagioni colleziona 13 vittorie e un numero incredibile di piazzamenti sul podio. Quindi nel 2004, all’età di 25 anni, la grande opportunità del professionismo. “Avevo raggiunto il mio primo, grande obiettivo – spiega al pubblico del negozio Bicimania di Lissone – quindi è stato un crescendo. Volevo diventare un grande gregario, poi sono riuscito ad essere capitano della mia squadra, fino a togliermi le soddisfazioni nelle classiche del Nord e a laurearmi Campione del mondo”.

COSA RESTA

Il ciclismo, come lo sport in generale, ti insegna anche a saper cadere dopo aver raggiunto la vetta. È successo anche ad Alessandro Ballan. Che nel 2009, l’anno dopo la vittoria iridata a Varese, ha dovuto fare i conti con un terribile virus che gli ha fatta saltare gran parte della stagione, impreziosita comunque dalla vittoria finale al Giro di Polonia.

Nel 2010 il passaggio alla sua nuova squadra, la BMC Racing Team, una squadra americana di seconda fascia. Una sfida che porterà altri buoni piazzamenti a Ballan, ma nessuna vittoria rilevante. Poi nel 2012, nel corso di una seduta di allenamento in Spagna, una terribile caduta gli provoca la frattura del femore e di tre costole, un grave trauma della milza, poi asportata, ed emorragie al rene e al polmone.

Ho rischiato di morire – afferma, senza mezzi termini, l’ex ciclista – ho fatto sei giorni di coma, 12 di terapia intensiva, 70 notti di ospedale e ho subito diverse operazioni a stomaco aperto”. Il rientro alle gare è stato lungo e pieno di difficoltà. E così la soddisfazione più grande di quel periodo della carriera è per quello che è riuscito a fare per i compagni di squadra.

“Mi sono davvero commosso quando nel 2013 sono riuscito a guidare, quasi come una chioccia, Ivan Santaromita alla vittoria alla maglia di Campione italiano in linea – ricorda Ballan – per lui l’acuto della carriera, come per me è stato il titolo di Campione del mondo”.

Prima del ritiro definitivo dall’attività agonistica nel 2016, l’ex corridore veneto deve fare i conti anche con due anni di squalifica, accusa da cui poi è stato completamente assolto, per violazione delle norme antidoping. Anche questo ha portato Ballan ad essere quello che è oggi. Un uomo che ha tanti bei ricordi del suo passato sportivo, di cui, però, non rimpiange le tante rinunce fatte.

 

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