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Prolungamento M5 fino a Monza, il Comune: “Il confronto pubblico è prematuro”

Le tempistiche per la realizzazione dell'opera sono ancora molto vaghe. L'iter burocratico, soprattutto nella parte della valutazione ambientale, è stato al centro di un incontro pubblico al Centro civico di San Rocco.

L'assesore Turato al Centro civico di San Rocco

Monza. Forse non siamo proprio ai livelli della tela di Penelope che, come è noto, fu fatta e disfatta per anni in attesa del ritorno di Ulisse ad Itaca. Anche se, a dire il vero, dell’arrivo della metropolitana a Monza se ne parla addirittura da più di 50 anni.

Nello specifico, poi, sul prolungamento della M5, già oggetto nel 2005 di un primo Studio di fattibilità, poi rivisto da parte di Metropolitana Milanese (MM), negli ultimi tempi si stanno addensando nuvole di incertezza che, proprio come per la tela di Penelope, sembrano portare a qualche presunta accelerazione e ad immediate retromarce.

Sono passati, infatti, 4 anni da quando la società MM Spa è stata incaricata dai Comuni di Milano e Monza di redigere il progetto definitivo del prolungamento della M5 sino al nord del capoluogo brianzolo. E il processo è ancora ad una fase che non lascia immaginare con sicurezza le tempistiche. E se a questo si aggiunge che anche la stazione metro M1-M5 di Bettola, i cui cantieri aperti nel 2011 avevano una previsione di fine lavori per Expo 2015, è invece ancora lontana dal vedere la luce, i dubbi aumentano.

Alle richieste di chiarimento, soprattutto sul prolungamento della M5 e sul tracciato cittadino di 7 fermate per circa 7,5 km, che arrivano con sempre maggiore insistenza dai cittadini di Monza, ha provato a dare una risposta l’assessore comunale alla Mobilità e all’Ambiente, Giada Turato, nella parte finale dell’incontro pubblico organizzato, organizzato da Legambiente Monza e Centro Culturale Ricerca, che che si è tenuto al Centro civico di San Rocco.

QUEL CHE VERRA’

“Abbiamo aperto un tavolo tecnico di confronto con il Comune di Milano, capofila dell’iter burocratico, a cadenza settimanale – afferma – il nostro obiettivo attuale, come Comune di Monza, è di concentrarci sullo studio delle cantierizzazioni e sulle sistemazioni superficiali definitive, ad esempio a piazza Trento e Trieste e viale Campania, senza rallentare il procedimento amministrativo di un’opera che ha un forte valore dal punto di vista della mobilità e viabilistico”.

“A marzo abbiamo affrettato i tempi per esprimere un primo parere che la Regione ci ha richiesto circa la Via (Valutazione di impatto ambientale) – continua – abbiamo scelto in questo primo stadio una compensazione in termine di riqualificazione ambientale, anche se Metropolitana Milanese ci è sembrata non avere idee chiare a riguardo”.

Conoscere i tempi e le prossime tappe del prolungamento della M5 fino a Monza, un’opera da 1 miliardo e 300 milioni di euro, a cui sarà necessario aggiungere altre centinaia di milioni per l’aumento dei costi delle materie prime e le conseguenze della guerra in Ucraina, è un esercizio quasi da indovini.

“I recenti ulteriori rallentamenti dei lavori della stazione metro M1-M5 di Bettola e il fatto che il prolungamento della M5 sia un appalto integrato, il primo non gestito in sede di Conferenza Stato-Regioni, portano ad una tempistica al momento non stimabile – specifica Turato – per questo pensiamo che il confronto pubblico, che sicuramente sarà fatto con una partecipazione aperta, non sia da iniziare subito”.

LA POSIZIONE DEI COMITATI

All’incontro che si è svolto al Centro civico di San Rocco molte delle criticità sul progetto del prolungamento della M5 sono state sintetizzate dalle osservazioni alla Via che sono state presentate nelle scorse settimane dal Coordinamento dei Comitati e delle associazioni di Monza.

da sin. Civati, Turato, Longoni e Majoli

Dalla richiesta di proroga del termine per la presentazione delle osservazioni alla Via della M5, per “non far ricadere sulla collettività, dopo più di 40 anni di chiacchiere, l’improvvisa frettolosa valutazione di un’opera con effetti potenzialmente devastanti sul territorio e sulle pubbliche finanze”, fino all’alternativa “zero”, cioè la non realizzazione dell’opera, a favore del potenziamento e razionalizzazione delle linee ferroviarie esistenti.

Sono tanti i punti critici rilevati dai cittadini, che chiedono al Comune di Monza di non accontentarsi della Conferenza dei servizi e organizzare specifiche iniziative per il coinvolgimento di associazioni e delle realtà di quartiere ben prima che si giunga all’emanazione del Provvedimento autorizzatorio unico regionale (Paur).

I PUNTI CRITICI

“Desta preoccupazione – afferma Giorgio Majoli, Portavoce del Coordinamento dei Comitati e delle associazioni di Monza e membro di Legambiente – l’assenza nel Sia (Studio di impatto ambientale) di uno specifico capitolo dedicato al traffico attuale nelle zone dove saranno collocati i parcheggi di interscambio di Monza e agli spostamenti casa – lavoro, casa – studio nonché quelli interni al Comune, che indichi l’origine e la destinazione, il mezzo finora utilizzato e i tempi di percorrenza del pendolarismo dei Comuni di Monza, Sesto S.G. e Cinisello”.

Una sottolineatura particolare, dal punto di vista del consumo di suolo, la merita, per i Comitati e le associazioni, merita il deposito officina previsto in località Casignolo di Monza su un’area di circa 20 ettari che attualmente è agricola.

“Chiediamo di spostare il deposito su un’area dismessa, a meno di 2 km esiste il sito della ex Falck di Sesto San Giovanni che, abbandonata da anni e poi bonificata, ha notevoli dimensioni – continua Majoli – se lo si deve realizzare nel quartiere Casignolo, almeno venga realizzato in interrato, coperto da almeno 10 metri di terreno dal piano dei binari”.

Non mancano perplessità anche in merito alla stazione della metro nel Parco e al passaggio sotto i giardini a est della Villa Reale per il forte impatto ambientale e la possibilità che interferiscano con la falda acquifera esistente.

QUALCHE SOLUZIONE

Il discorso sul prolungamento della M5 fino a Monza si inserisce in quello più ampio sulla qualità del trasporto pubblico nel capoluogo della Brianza. “Deve sicuramente essere migliorato e non è detto che la metropolitana sia la scelta giusta per le dimensioni e le caratteristiche della città” afferma l’ingegnere Marco Longoni dell’associazione UTP (Utenti Trasporto Pubblico).

“Circa 20 anni fa nel Piano urbano del traffico si prevedeva un mix tra aumento dell’accessibilità della ferrovia e una rete tramviaria studiata per interferire il meno possibile con gli autobus – continua – si andava a coprire molta parte di Monza in un sistema espandibile“.

Negli anni, poi, sono state prese direzioni diverse, escludendo anche la possibilità, un tempo prevista, di altre stazioni ferroviarie in città quali Monza ovest in viale Elvezia, Monza S.Biagio e Monza S.Rocco.

“Il prolungamento della M5 ha una copertura limitata della città – sostiene Longoni – inoltre ci sono alcune situazioni non efficaci: la collocazione della fermata Campania, che non è né a San Rocco né a San Fruttuoso, la cattiva impostazione dell’interscambio con la stazione ferroviaria di Monza, che non rispetta i naturali flussi delle persone che gravitano in quella zona e il discutibile collocamento del capolinea al Polo istituzionale, dove non sembra avere utilità”.

LE PROSPETTIVE

Il se e il quando del prolungamento della M5 restano, comunque, un’incognita con tante ombre e qualche possibilità di luce. L’iter burocratico, nella sua complessità, può sicuramente rappresentare un ostacolo in più.

“Non è vero, come dice Metropolitana Milanese, che ormai il progetto non si può modificare – afferma l’ingegnere Giuseppe Civati, ex funzionario dell’Ufficio Via della Regione – l’Autorità competente del procedimento approvativo è infatti la Regione Lombardia con i Comuni e gli altri enti istituzionali coinvolti che hanno il compito di presentare le proprie istanze“.

“La Valutazione di impatto ambientale è il primo titolo da acquisire per arrivare al Provvedimento autorizzatorio unico regionale – continua – attualmente manca la previsione di una compensazione ambientale degna di questo nome”.

“Il Comune di Monza deve assumere un ruolo da protagonista, chiedere un confronto diretto con gli Assessori regionali competenti e coinvolgere il territorio per immaginare come capolinea un’alternativa a Nord, verso Biassono e Vedano”.

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