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Marta Clarotto, la campionessa mondiale di pattinaggio, è di San Rocco

Cresciuta a Monza nell'Astro Roller Skating, Marta Clarotto con la sua squadra ha vinto ai World Skate Games nel sincronizzato. Il mantra: "possiamo farcela".

Marta Clarotto, cresciuta a San Rocco.

Marta Clarotto lo dice alle compagne di squadra prima di scendere in pista: “possiamo farcela”. E lo ripete perfino all’allenatrice. Perché ci crede, perché sa vedere con lo sguardo positivo attraverso uno spiraglio che ad altri sfugge, perché scaldare lo spirito del gruppo è un po’ il suo superpotere. Certo, la 31nne di San Rocco nella vita si occupa di pubbliche relazioni, l’abilità della persuasione… Ma qui c’è poco di artefatto e a dimostrarlo è lo strepitoso risultato sportivo che la giovane monzese, da 3 anni trapiantata a Bologna per amore, ha ottenuto insieme alle sue compagne del Precision Skate Bologna: il titolo mondiale su pattinaggio a rotelle sincronizzato di squadra. Allenatrici Sara Saletti e Sara Matucci, tema del disco di gara “The World is Only One”, brano di fondo “Image” e, nella gestualità, movimenti tratti dalla Lingua dei Segni.

Le gare dei World Skate Games che hanno visto sul primo gradino del podio 16 pattinatori di diverse società (la squadra è mista) si sono disputate a Rimini sabato scorso: “una volta tanto i mondiali in Italia – ha detto Marta – così avevamo tutte le famiglie e gli amici vicini. Dopo due secondi posti ai mondiali in Colombia e Argentina, ‘questa volta possiamo farcela’, ci siamo detti”. Appunto, il mantra…

Così è stato e la squadra della monzese, cresciuta nell’Astro Roller Skating di Monza prima di trasferirsi a Bologna, si è piazzata al primo posto tra le cinque squadre finaliste approdate ai mondiali. Tre delle quali, italiane. Una delle quali, ironia della sorte, proprio l’Astro Roller Skating di Monza. Così Marta Clarotto si è trovata a gareggiare contro le sue storiche compagne brianzole, dopo gli abbracci di rito per la gioia dell’essersi ritrovate. D’altra parte non c’è nulla di casuale, sostiene lei, “sono cresciuta a Monza, dove la tradizione degli sport a rotelle è fortissima. Ho iniziato a 4 anni, a San Rocco, dove sono nata”. E nel quartiere Marta Clarotto ha anche frequentato le scuole elementari e le medie, oltre che l’oratorio. Dopo il trasferimento a Bologna, il pattinaggio è andato in stand by, “ma mi mancava troppo – ha raccontato – e guarda caso anche a Bologna gli sport rotellistici sono fortemente radicati sul territorio”. Da qui la ripartenza e i tre piazzamenti da podio in tre anni.

Comunque Marta Clarotto mette le cose in chiaro, il successo è questione di squadra. Affermazione fuori di retorica perché la pattinatrice monzese, nel gruppo, pare distinguersi proprio per lo spirito, quello che fa collante, “è un po’ il mio ruolo – spiega – per carattere. Nella squadra ognuno ha la sua particolarità, altri hanno una tecnica superiore alla mia. Ma è l’armonia di un gruppo, tanto più in uno sport artistico sincronizzato, che trasforma tutto. Per questo anche nella fase pre-gara, ognuno ha il suo ruolo: chi si occupa del trucco, chi delle acconciature, chi della motivazione. E’ un bel momento, con tutte le squadre indaffarate nella collaborazione”. E poi tutti in pista sulle rotelle a dare vita alla coreografia, mentre papà Fabio, arrivato a Rimini con mezza famiglia, segue l’esibizione rigorosamente un po’ in disparte, senza distrazioni, concentrato.

La figlia invece in pista è il ritratto della disinvoltura. Un po’ è mestiere, “le allenatrici che avevo da piccola a Monza mi hanno trasmesso questo concetto: la passione, la gioia devono trasparire quando si va in gara, fosse anche sul cemento di una pista di quartiere“, dice Marta Clarotto. Un po’ invece è carattere: “è un concetto che ho fatto mio, mi piace il momento dell’esibizione, mi piace quel muoversi ed esprimersi con il corpo, con la musica e in sintonia con la squadra”. Piccola, sinuosa, femminile, Marta Clarotto conferma di avere con il suo corpo un bel rapporto, come molti sportivi: “Nel pattinaggio di squadra le differenze estetiche sono inevitabili – spiega -e c’è una grande apertura di fronte a ogni fisicità. Ci sono pattinatori alti e magri, altri con corpi più piccoli o formosi. Eppure durante l’esibizione, le differenze si sfumano proprio grazie alla sintonia, ai costumi, al trucco”.

Quella stessa sintonia che, dopo gli allenamenti pre-mondiali sotto il sole e dopo la performance doro in pista, reclama il suo momento di festa: pranzo di pesce a Rimini, generosi brindisi e pomeriggio in spiaggia.

 

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