Politica

Elezioni 2018. La gente alle urne (nonostante le code)

4 marzo, giorno di elezioni. Pareri e umori dei cittadini.


Era il 16 novembre del 2011. L’Italia, dopo la caduta del governo Berlusconi, smise di avere un governo eletto dal suo popolo. Sono passati poco più di sette anni. L’Italia, oggi, torna al voto.

Dubbi, insicurezze. Un grande timore. Ossia che gli italiani si sarebbero astenuti, non sapendo chi votare. Ma in un così vasto clima di incertezza la sorpresa è ancora maggiore. Ampia, infatti, l’affluenza alle urne. Una folta schiera di persone, fin dalle prime ore del mattino, si è riversate nei seggi di destinazione creando code ed ingorghi. “Una mala gestione dei flussi – lamentano alcuni cittadini – che crea code e confusione”. Tuttavia, secondo i dati forniti, alle 12, la percentuale dei cittadini che avevano già votato, si aggirava intorno al 22%.

Dati in aumento. L’affluenza accresce. Sono le 15 e la percentuale si aggira intorno al 26%. Proiezioni fiduciose. “Ci aspettiamo – asserisce uno scrutatore – di raggiungere il 50% entro le 18”.

Dati alla mano. Certi o meno certi, il risultato non cambia. Oggi, 4 marzo, il popolo sta votando e vox populi vox dei. Ma quali sono le principali paure degli elettori? MBNews ha voluto fare un’indagine ascoltando il parere dei cittadini. “Sono felicemente sorpreso per la coda che c’è – sostiene Alberto Donzelli – questo, finalmente, significa che la gente ha capito l’importanza di andare a votare. Dubbi e incertezze, come sottolinea Alberto, permangono. “In questo clima incerto – asserisce – probabilmente sarà difficile avere un governo, ma siamo qui per votare un cambiamento”.

(Alberto Donzelli)

Dello stesso avviso è la moglie di Alberto, Raffaella Mauri. “Quella di oggi è una data importante. Dopo sette anni – sostiene – torniamo finalmente alla democrazia. Tuttavia, anche se la speranza è l’ultima a morire, non sono molto fiduciosa. Ho l’impressione – conclude Raffaella – che ci stiano solo prendendo in giro”.

(Raffaelle Mauri)

Paure lecite? Probabilmente si. Retorica, false promesse e tanta demagogia, sono le carte usate fino ad oggi ma, del resto, la speranza è proprio l’ultima a morire.

A testimoniarlo è un altro cittadino. Cavallini Franco. “Finalmente siamo arrivati ad una votazione corretta e devo dire – sostiene – che sono molto fiducioso. Fiducioso che sicuramente si andrà ad eliminare la legge Fornero ridimensionando l’anzianità lavorativa per dar largo ai giovani”.

(Cavallini Franco)

Un parere positivo, quello di Cavallini Franco e dello stesso parere è Marco Pironato. Un’opinione concorde, ma che non nasconde certi timori. “Dopo così tanti diversi governi tecnici, finalmente possiamo sceglierne uno nostro, ma il mio timore più grande – dichiara – è che questa legge elettorale , un po’ raffazzonata, non porti ad avere una maggioranza e che di conseguenza si tornerà ad avere un governo di larghe intese capace di stravolgere la volontà degli italiani“.

(Marco Pironato)

Dello stesso parere è Marco Vantellini. “Il rischio che non ci sia una maggioranza è lampante. Se si fosse votato a favore del referendum – dichiara – oggi le cose non rischierebbero di andare male. La mia impressione – conclude – è che i politici faranno di necessità virtù e, che sicuramente, hanno già lavorato a qualche grande coalizione”.

(Marco Vantellini)

Gli elettori parlano chiaro. Niente astensioni. Al voto ci sono andati. Numerosi. Ma numerosi sono anche i timori. La volontà di votare per un cambiamento c’è, ma la paura, quella di rimanere scottati, rimane.

Una voce. Più fiduciosa. Forse, fuori dal coro, arriva da due giovani coniugi. Daniele La marca e Veronica Ferraresi. “Sono sorpreso – spiega Daniele – dall’alta frequentazione alle urne. Questa è la dimostrazione che si ha molta voglia di rimettersi in gioco e che ci aspettiamo un cambiamento a livello generale”.

(Daniele La marca)

“io – controbatte Veronica – sono meno entusiasta di lui. Un po’ di remore le ho, ma spero davvero che qualcuno mi sorprenderà”.

  (Veronica Ferraresi)

E se di stupore si parla, non resta che aspettare lo scrutinio delle schede. Sperando, ovviamente, che a parlare saranno i fatti e non, per l’appunto, le sorprese.

 

 

 

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