Attualità

Corruzione in carcere a Bergamo, nei guai anche il commissario di Monza

Favori ai carcerati e corruzione. Antonino Porcino, un dirigente sanitario e di due imprenditori della Bergamasca sono finiti ai domiciliari.


Era effettivo in forze alla Penitenziaria di Bergamo, ma era stato spostato al carcere di Monza, il commissario raggiunto stamane, insieme ad altre cinque persone, dall’ordinanza cautelare, emessa dal Gip di Bergamo ed eseguita dai carabinieri e dalla Guardia di Finanza di Bergamo, con accuse a vario titolo per corruzione alla turbata libertà degli incanti, peculato, falso ideologico e tentata truffa ai danni dello Stato.

In totale sono 27 iscritte nel registro degli indagati della Procura di Bergamo, che questa mattina ha portato all’arresto di cinque persone, oltre al commissario della Penitenziaria in servizio a Monza. Si tratta dell’ex  direttore del carcere di Bergamo Antonino Porcino, di un dirigente sanitario del medesimo carcere e di due imprenditori della Bergamasca, tutti ai domiciliari.

Stando a quanto emerso, gli indagati sono accusati di trattamenti di favore nei confronti di alcuni detenuti. Per quanto concerne Monza, tra le carte spunterebbe un presunto accordo per una fornitura in esclusiva di distributori automatici di alimenti, bevande e tabacchi all’interno della casa circondariale di Monza. Tra i reati contestati, anche il presunto uso di auto, materiale del carcere e personale della Penitenziaria per uso personale, per esigenze private dell’ex direttore e di altri funzionari di polizia Penitenziaria, oltre all’assunzione di personale non meritocratico presso la casa circondariale di Bergamo.

L’inchiesta sarebbe nata a seguito del presunto favoritismo nei confronti di un imprenditore finito in manette nel 2017 per mano delle fiamme gialle di Vibo Valentia, nell’ambito di un inchiesta connessa ai lavori sulla Salerno-Reggio Calabria e finito in carcere proprio a Bergamo. Per lui, tramite certificazioni mediche circa un presunto, falso secondo le accuse, shock emotivo, gli indagati avrebbero predisposto un lungo ricovero ospedaliero, evitandogli la cella.

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