Sociale

Cooperativa La Meridiana, Covid-19 e anziani: intervista a 360 gradi a Roberto Mauri

La pandemia ha costretto la storica realtà del terzo settore a forti investimenti e a rivedere le procedure operative. Il Direttore Roberto Mauri racconta ad MBNews anche i progetti per guardare ad un futuro migliore.


Il Covid-19 sta condizionando la nostra vita dal punto di vista sanitario, economico, sociale e psicofisico. Se questo vale un po’ per tutti, è vero ancor di più per chi, anche in tempi per così dire normali, è considerato un soggetto fragile. L’anziano, soprattutto se debilitato da patologie più o meno gravi, per colpa della pandemia rischia di subire, se non supportato o seguito, la pesantezza della solitudine e della trascuratezza.

Anche per questo, in questo periodo così segnato dal Covid-19, le difficoltà sono sempre di più il pane quotidiano di chi per professione si occupa proprio di offrire servizi per il benessere degli anziani. E cerca di farlo rendendoli parte attiva e valore aggiunto alla vita di comunità. E’ il caso de “La Meridiana” , nata a Monza nel 1976 come associazione di volontariato ed oggi costituita da due cooperative sociali con 95 soci, 94 volontari e 320 fra dipendenti, professionisti e consulenti.

 

“La pandemia ha contribuito a rendere il nostro 2020 un anno faticosissimo – afferma, in quest’intervista ad MBNews, Roberto Mauri (nella foto in alto), Direttore de La Meridiana, che gestisce 9 realtà tra Centri di aggregazione, Centri diurni integrati, alloggi ed appartamenti protetti, il Villaggio Alzheimer Paese Ritrovato, la Rsa San Pietro, Rsd San Pietro e l’Hospice San Pietro.

“La prima ondata del Covid, per la sua imprevedibilità, è stata più difficile della seconda, anche se noi, vedendo quanto stava succedendo in Cina, a gennaio 2020 abbiamo acquistato a prezzi ragionevoli una buona scorta di Dpi, che poi in parte abbiamo dato ad altri soggetti – spiega Mauri – è complicato attuare il distanziamento tra gli anziani ed è doloroso confinarli all’interno dei rispettivi nuclei con i propri operatori”.

In questi giorni i vaccini, che sono stati distribuiti anche ai 120 anziani ospiti e al personale sanitario della Residenza San Pietro di Monza, hanno acceso un barlume di speranza anche nella cooperativa La Meridiana. Nell’attesa che la tempesta pandemia passi, la realtà di viale Cesare Battisti non smette di investire (“ben 450mila euro fino ad ora per mantenere ospiti e personale al sicuro dal Covid-19” ammette Mauri) e sperimentare. Non solo attraverso Isidora, l’innovativo canale tv che si prende cura degli anziani fra le mura di casa attraverso la telemedicina, svago, attività cognitive e motorie.

“A febbraio partirà Incontro a te, un progetto di presa in carico delle esigenze dei malati prima di tutto all’interno delle loro famiglie con il nostro staff di geriatri, infermieri, terapisti occupazionali ed assistenti sociali – annuncia ad MBNews il Direttore de La Meridiana – inoltre la nostra Rsa San Pietro è una delle 5 Residenze per anziani protagonista di una ricerca dell’Università Cattolica di Milano su come questo tipo di struttura può e deve cambiare nel prossimo futuro. A breve sarà consegnato un report anche al Ministro della Salute”.

Direttore Mauri, come è stato il 2020 della cooperativa La Meridian che, occupandosi di anziani, ha dovuto fronteggiare il Covid e le sue conseguenze in modo intensivo?

La prima ondata ci ha colti un po’ tutti impreparati ad affrontarla, mentre per la seconda avevamo le idee più chiare e siamo stati più veloci nel mettere in campo i necessari interventi dal punto di vista terapeutico. Certamente non è facile attuare il distanziamento tra gli anziani nelle nostre residenze e far fronte alla chiusura quasi totale dei nostri Centri Diurni. Il Covid sta comportando per noi anche un investimento significativo dal punto di vista economico, circa 450mila euro fino ad ora, per fornire i Dpi ad ospiti ed operatori. Un investimento che va ad aggiungersi ai mancati introiti per l’impossibilità di accettare nuovi ingressi nelle nostre strutture.

Come avete vissuto, soprattutto psicologicamente, l’impatto della prima ondata della pandemia?

Nella prima ondata è stata più difficoltoso il rapporto con i familiari degli anziani ospiti, anche perché, nell’opinione pubblica, le Rsa italiane, considerate prima del Covid amiche degli anziani, sono state fatte passare quasi come loro assassini, quando invece in altri Paesi europei ci sono stati più morti in questo tipo di strutture. Non nascondo che ad un certo punto ero così nauseato da tutti i commentatori e presunti esperti, che parlavano spesso senza cognizione di causa, da spegnere la televisione.

Con quale stato d’animo state affrontando la seconda ondata?

Viviamo alla giornata. Una delle fatiche maggiori è capire di volta in volta le normative in vigore. In generale ora ci affidiamo ai vaccini, che ci auguriamo permettano di superare anche la crisi di speranza che serpeggia inevitabilmente tra i nostri operatori.

Come state gestendo, dal punto di vista operativo, il rapporto tra gli ospiti della Rsa San Pietro ed i loro familiari?

Ovviamente è venuto a mancare il contatto umano, costante e giornaliero, a cui tutti eravamo abituati prima del Covid. Per gli incontri, se nella prima ondata abbiamo utilizzato tavoli con divisori di plexiglass, nella seconda sono stati possibili anche abbracci con guanti lunghi morbidi. Inviamo due video-messaggi a settimana a tutti i parenti con informazioni di carattere generale ed altrettanti riferiti ad ogni singolo anziano, anche in base alle specifiche condizioni di salute.

Il Paese Ritrovato, che attualmente ospita 64 malati di Alzheimer, è sicuramente uno dei progetti più costosi ed innovativi realizzati fino ad ora dalla Meridiana. Qual è il suo giudizio, anche alla luce del Covid, ad ormai quasi 3 anni dalla inaugurazione?

Bisogna distinguere un prima e un dopo pandemia. Fino ad un anno fa i riscontri erano anche più positivi delle aspettative sia sulla qualità di vita degli ospiti che sulla riduzione del consumo di farmaci e sull’abbassamento dei disturbi del comportamento. Non a caso abbiamo ricevuto quasi 300 visite di operatori che vorrebbero copiare il nostro modello. Poi, con il Covid, la particolare modalità di vita che si conduce al Paese Ritrovato è stata stravolta. Gli ospiti sono stati costretti a vivere quasi soltanto nel proprio appartamento e questo ha avuto inevitabili effetti negativi sul loto tono muscolare e sui disturbi del comportamento.

La Meridiana non rinuncia ad innovare in tempi così complicati. Lo dimostra anche il recente lancio di Isidora, il canale tv per anziani. Come state cercando di guardare al post pandemia?

La Rsa San Pietro è una delle 5 Residenze sanitarie per anziani che ha investito risorse economiche in una ricerca del Dipartimento di Sociologia dell’Università Cattolica di Milano. L’obiettivo è capire come deve cambiare questo tipo di struttura. Abbiamo risposto ad una serie di domande su come operavamo prima del Covid e cosa facciamo, invece, ora. Una serie di esperti in diversi ambiti gestionali e sanitari, sulla base del nostro contributo, offriranno delle soluzioni. Il tutto confluirà in un report che sarà consegnato alle istituzioni locali e governative, compreso il Ministro della Salute.

Partirà, invece, l’1 febbraio il progetto “Incontro a te”, sostenuto da Ats Brianza per Regione Lombardia. E’ la scommessa di farci carico delle esigenze dei malati anziani, con il nostro staff di operatori, prima di tutto all’interno delle loro famiglie. Crediamo che l’assistenza, per essere davvero efficace, debba essere inserita all’interno di un percorso graduale che, in un secondo momento, potrà portare i malati anziani ad essere ospitati, a seconda dei casi, nei Centri diurni, nel Paese Ritrovato o nella Rsa San Pietro.

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