Un’introduzione dell’editore, il perché deal scelta di pubblicare gli scritti di Filippo Penati, e poi i sunti dei due gialli il cui giudizio rimandiamo a voi, cari lettori.
“Esistono tre modi di fare l’editore, in Italia “– dice Carola Messina, editore di Robin Edizioni Biblioteca del Vascello, sorridendo” – il primo è essere molto grandi o molto ricchi. Allora si comprano i best seller americani, li si traduce in quindici giorni, magari affidando un capitolo a ciascun traduttore, lo si immette sul mercato in tempo reale e si rientra dell’investimento, in genere molto elevato, in brevissimo tempo. È l’editoria manageriale. Sceglie il direttore marketing. L’editore come figura non esiste più.
Gli altri due modi appartengono alla stessa specie: fare ricerca. Ma con una differenza sostanziale. Chi importa buoni autori dall’estero e chi li cerca in Italia. I primi fanno ricerca nell’orto altrui, la ricerca primigenia l’ha già fatta l’editore originale. È opera meritoria e costosa e il rischio è molto elevato. Noi lo facciamo, almeno per una trentina di titoli all’anno. I secondi cui orgogliosamente apparteniamo noi, fanno ricerca in quella che è, in Italia, è la letteratura più bistrattata: quella italiana.
Ed è così che ci pervengono centinaia di manoscritti ogni anno e che, leggendoli rigorosamente tutti, possiamo scegliere su quali rischiare.
Quando Filippo Penati ci ha inviato il suo mistery, naturalmente sapevamo benissimo chi fosse e in quale situazione si trovasse. Abbiamo innanzitutto apprezzato l’umiltà con cui ce lo porgeva, scusandosi quasi, di essere lui. Perciò lo abbiamo letto prescindendo dalle convinzioni personali che comunque poi si sarebbero rivelate esatte.
Era un buon giallo, ben ambientato, con personaggi definiti e con una storia anche romantica. Non pubblicarlo perché Penati era Penati o rischiare che ci dicessero che lo pubblicavamo perché Penati è Penati? È stata presa la decisione giusta, che è sempre quella di fare la cosa giusta.
Abbiamo – mio padre, il fondatore – aperto un Villaggio del Libro, collaborato alla fondazione della Fiera della Piccola e Media Editoria di Roma, abbiamo creato consorzi di piccoli editori e aperto booklet dedicati alla nostra editoria, ci poteva, non dico spaventare, ma anche solo infastidire una situazione del genere.
Non lo ha fatto. E il secondo titolo, mentre Penati non è più il Penati del primo libro, dimostra che avevamo ragione noi.”
Può darsi, noi ci asteniamo e ci limitiamo a riferire i fatti. Lasciamo ai nostri lettori il giudizio.
LA CASA DEI NOTAI
Nel 2013 Filippo Penati debutta con La casa dei notai, un libro che racconta le vicissitudini del commissario Giorgi che indaga su un delitto inspiegabile, la cui vittima è una donna di illustre famiglia disposta a tutto per salvare la propria reputazione. Tra segreti da nascondere, scandali da evitare, apparenze da salvare, il commissario scava tra le personalità dei sospettati per trovare il colpevole, sopportando l’arroganza, intuendo i disagi e facendo emergere le fragilità, tra ipocrisie e giochi di potere. In alcuni ambienti si può perdonare tutto: fallimenti, tradimenti, debiti, basta farlo sottovoce, senza che nessuno senta e veda. Sarà proprio questa la colpa della vittima?
Penati è sempre stato appassionato di gialli e con questo libro si è dimostrato subito un abile artigiano di fitte e coinvolgenti trame.
NEMESI
Nel 2014 Filippo Penati porta in libreria una nuova avventura del commissario Giorgi, Nemesi.
Un uomo ricco e famoso decide di suicidarsi, convinto che la vita non possa dargli nulla che già non abbia. Lo fa nella piscina della sua splendida villa a picco sul mare, con la musica dei Carmina Burana a tutto volume. Confessa un segreto: un omicidio, una vecchia storia dai colori sbiaditi e l’odore acre dell’ingiustizia. Un suicidio e un vecchio delitto rimasto impunito di cui non c’è alcuna traccia. È da qui che parte la nuova indagine del Commissario Giorgi. Una corsa contro il tempo, nel labirinto dei ricordi, per fermare l’assassino prima che uccida ancora.
*redazionale