«I casinò da sempre combattono il fenomeno della ludopatia». Marco Cambiaso, presidente di Federgioco, associazione di categoria delle quattro case da gioco italiane, non ha avuto esitazioni intervenendo al convegno “Gioco, salute e tutela del cittadino. Verso il modello europeo”.
«I casinò da sempre combattono il fenomeno della ludopatia». Marco Cambiaso, presidente di Federgioco, associazione di categoria delle quattro case da gioco italiane, non ha avuto esitazioni intervenendo al convegno “Gioco, salute e tutela del cittadino. Verso il modello europeo”, patrocinato dal Senato della Repubblica in una sala di Palazzo Madama.
«Il casinò – ha aggiunto – non è solamente un luogo di gioco, ma è sede di manifestazioni di intrattenimento e di cultura. Chi viene a giocare, in un casinò lo fa consapevolmente, ma urge un contrasto efficace della ludopatia e abbiamo l’esperienza e le personalità per dare il nostro contributo» chiamando in causa l’amministratore delegato del Casinò Campione d’Italia, Carlo Pagan, anche come membro del direttivo dell’European Casino Association.
Esplicito l’intervento di Pagan: «Se la soddisfazione del cliente è il motore di ogni iniziativa aziendale, l’azienda deve farsi carico di tutti gli eventuali stati di insoddisfazione del cliente stesso». Per questo al Casinò di Campione d’Italia si attua il progetto “Save the game”, la cui presentazione è stata centrale nei lavori dell’odierno convegno a Roma. «Il progetto è coerente al codice deontologico dell’European Casino Association – ha spiegato Pagan – e si basa su otto elementi per il contrasto delle ludopatie». Dove è stato messo in pratica il problema risulta risolto, ha assicurato Pagan dopo aver elencato le procedure: «Anzitutto l’istituzione della figura del ‘Gaming addiction manager’ in seno all’organizzazione – nel caso di Campione d’Italia la responsabile marketing Alessandra Bernasconi – e poi l’attivazione di un ‘Save the game team’ di psicologi abilitati raggiungibile attraverso un’apposita ‘help line’ telefonica. Quindi si potenziano le misure dell’auto-inibizione dell’accesso al casinò, già ai primi segnali di dipendenza patologica dal gioco.
Il Casinò di Campione ha inoltre predisposto materiale informativo e provveduto alla formazione di personale ispettivo, mentre resta fondamentale la comunicazione, coerente al progetto. Il casinò deve infine dotarsi di una sorta di filtro ‘fisico’ all’ingresso, sia per inibire l’accesso quando necessario sia per aiutare i clienti anche attraverso test di autovalutazione del rischio».
Un rischio elevato, secondo Filippo Fordellone, segretario generale di La Fondazione, organizzatrice del convegno, mentre Luca Armeni della Squadra mobile di Roma ha ribadito che «un mercato di quasi 90 miliardi di euro fa gola alla criminalità anche di stampo mafioso». Occorre divulgare una corretta informazione in materia, così come è necessaria in materia «l’educazione sociale, specie per i più giovani, poiché il fenomeno patologico è ancora più difficile da contrastare in contesti telematici».
Lo ha sostenuto la psicoterapeuta Mariangela Treglia. «Sette giovani su dieci sono potenzialmente a rischio specialmente con lo sviluppo degli smartphone». Un allarme lanciato anche da Luca Massimo Chinni segretario generale di ADOnP: «In Italia il rischio della patologia coinvolge oltre due milioni di giocatori».
Per lo psicologo Renzo Donzelli «in Italia circa il 20 per cento di chi gioca abitualmente rischia la dipendenza», perciò «la salute è uno dei principali aspetti da considerare – per il dottor Danilo Papa,- consulente medico e la Comunità europea finanzia programmi di istruzione, sicurezza e trasparenza anche per il gioco». Per questo «sosteniamo la battaglia di Federgioco» che per bocca del presidente Cambiaso non nasconde il problema della ludopatia: «Ma vogliamo risolverlo: i casinò italiani sono totalmente pubblici, contrastano le ludopatie e rispettano il divieto di gioco dei minori». Conseguente la richiesta di «una legge quadro che regolamenti al meglio il settore fuori delle case da gioco». Ma per il senatore Albert Laniechedell’intergruppo parlamentare sul gioco d’azzardo «bisogna insistere sulla prevenzione», valorizzando i casinò come punti di gioco sicuri. E il progetto della casa da gioco di Campione d’Italia è esemplare.
*redazionale a pagamento