In occasione della Giornata Mondiale del Cuore, MBNews ha chiesto al cardiologo quali e ogni quanto sono gli esami da fare per una corretta prevenzione
Monza. Oggi, 29 settembre, è la Giornata mondiale del cuore: una campagna di informazione e sensibilizzazione sulla prevenzione delle malattie cardiovascolari, promossa in tutto il mondo dalla World Heart Federation attraverso una comunità di oltre 200 organizzazioni nazionali che, insieme, sostengono l’impegno della società medica e delle fondazioni per il cuore in oltre 100 paesi. Tra questi, ovviamente c’è anche l’Italia e la nostra provincia di Monza e Brianza.
Per l’occasione MBNews ha intervistato il Dottor Riccardo Schiavina, Responsabile del Servizio di Cardiologia degli Istituti Clinici Zucchi di Monza, per approfondire insieme a lui l’importanza della prevenzione e capire quali sono gli stili di vita corretti da adottare per prenderci cura al meglio del nostro cuore.
Partiamo dalle basi Dottore: cos’è la Giornata mondiale del cuore e perché è importante ricordarla?
È un’iniziativa a livello mondiale, oltre che nazionale, a cui il Gruppo San Donato aderisce ormai da più di dieci anni. È una giornata importante perché ha come obiettivo principale quello di sensibilizzare la popolazione sul tema della prevenzione cardiovascolare. Le strutture sul territorio che hanno un servizio di cardiologia, come gli Istituti Clinici Zucchi, promuovono diverse iniziative a riguardo. Il nostro gruppo, per esempio, ha organizzato una giornata di elettrocardiogrammi con visita cardiologica gratuita a cui hanno aderito molte persone, tanto che le disponibilità si sono velocemente esaurite.
In questa giornata si pone l’accento sulla salute del cuore di uomini e donne. Le chiediamo, quindi, quali sono i dati sulle malattie cardiovascolari in Italia?
La cardiopatia ischemica e le malattie cardiovascolari sono la principale causa di morte nel mondo: solo nel 2021 in Italia ci sono stati 240mila decessi. Sono numeri importanti, parliamo di circa 7milioni e mezzo di persone che ogni anno si ammalano; 700mila italiani soffrono di scompenso cardiaco; 2milioni e mezzo sono invece quelli che hanno uno scompenso cardiaco latente. Ecco perché la prevenzione è fondamentale. Molto dipende dai fattori di rischio e quindi tenere sotto controllo il proprio sistema cardiovascolare è davvero importante e questa Giornata mondiale, che si celebra ogni anno il 29 settembre, vuole ricordarcelo.
Quali sono i fattori di rischio e chi ne è principalmente colpito?
Sicuramente l’ipertensione, il fumo, l’ipercolesterolemia, il diabete, l’obesità e una dieta alimentare scorretta, sono i principali fattori che possono contribuire alla formazione di placche aterosclerotiche e provocare lesioni alle coronarie con conseguenze spesso drammatiche. Uomini e donne ne sono colpiti, ma a differenza di quanto si pensi, le donne dopo la menopausa sono a rischio ischemico maggiore con una mortalità che supera quella degli uomini. Protette dal fattore ormonale in età fertile, dopo la menopausa, infatti, a causa di diverse patologie che agiscono come fattori di rischio come malattie autoimmuni, ovaio policistico, ipertensione e diabete in gravidanza, sono in età avanzata più soggette ad ammalarsi.
Cosa si può fare quindi per ridurre i rischi di malattie cardiovascolari?
Sicuramente seguire uno stile di vita sano e corretto: evitare di fumare, seguire un’alimentazione adeguata, tenere sotto controllo il colesterolo e la pressione, in caso di diabete, seguire una cura corretta. Anche l’attività fisica, svolta in maniera regolare e costante, aiuta molto. Ovviamente, non dimenticarsi di fare regolarmente dei controlli, perché la prevenzione – torno a sottolineare – è importante.
E parlando appunto di prevenzione, quali sono i controlli a cui sottoporsi e ogni quanto è consigliato farli?
Il mio consiglio è quello di fare controlli una volta all’anno se il rischio di malattia cardiaca è elevato e comunque di ricorrere al cardiologo di fiducia se si hanno sintomi sospetti. Il rischio cardio vascolare è facilmente calcolabile con algoritmi presenti anche online. Basta inserire alcuni dati come età sesso, pressione, livello di colesterolo ecc. per avere la propria percentuale di rischio di contrarre la malattia nei 10 anni a venire. Comunque anche con rischio cardiovascolare non elevato saltuari controlli cardiologici sono sempre raccomandabili.
Sicuramente è importante fare un elettrocardiogramma periodico ma la cosa ancora più importante è una corretta anamnesi e visita cardiologica completa in modo che sia lo specialista a prescrivere esami specifici in base alle caratteristiche del singolo paziente. Test da sforzo, scintigrafia miocardica ecocardiogramma Holter ecc. possono essere utili in alcune occasioni e non in altre. È sbagliato autoprescriversi esami cardiologici senza consultare lo specialista. Quindi è sufficiente affidarsi al cardiologo di fiducia regolarmente e attenersi alle sue prescrizioni.
Dopo una diagnosi o un evento cardiaco che stile di vita sarebbe preferibile adottare?
Grazie ai presidi terapeutici che oggi abbiamo a disposizione, ci sono ottime possibilità di essere adeguatamente curati nel caso si contragga una malattia cardio vascolare e si sia colpiti da un infarto. Un sollecito accesso in pronto soccorso, nel caso di dolore toracico, può spesso ridurre drasticamente o addirittura evitare danni al cuore dovuti a un infarto acuto. Ci tengo quindi a sottolineare l’importanza di non sottovalutare mai nessun tipo di dolore toracico che preoccupi il paziente. Soprattutto se si ha la consapevolezza di avere un’alta percentuale di rischio.
Se una persona ha un dolore sospetto deve subito chiamare l’ambulanza e farsi portare in ospedale. Meglio un accesso in pronto soccorso in più per un dolore non dovuto a problemi coronarici piuttosto che rischiare di perdere tempo per accedere alle cure in caso di infarto acuto. Questo lo dico perché è importante intervenire in maniera tempestiva. Minore è il tempo di intervento e più speranze ci sono di salvare muscolo cardiaco. Il tempo utile per un intervento di rivascolarizzazione non dovrebbe mai superare le 6 ore.
Una cura adeguata e una rivascolarizzazione precoce permettono una perfetta ripresa della funzione cardiaca. Questo consente al Paziente colpito da infarto miocardico di riprendere una vita del tutto normale. Generalmente il paziente con esiti di infarto ha uno stile di vita migliore perché controlla i fattori di rischio e generalmente sta più attento ai sintomi, oltre che ovviamente essere più seguito nei follow up.
Paradossalmente un paziente infartuato con una buona funzione ventricolare residua ha una prospettiva di vita migliore di un altro soggetto della stessa età e con gli stessi fattori di rischio che non ha mai avuto un evento acuto.